Cala la produzione di rifiuti organici, e nel 2020 non supera le 29 milioni di tonnellate. Lo afferma il Consorzio italiano compostatori (Cic) in un rapporto ad hoc su questa categoria di rifiuto. “Nei Comuni di piccole e medie dimensioni – spiega il Cic, ricordando che oltre alla pandemia bisogna riflettere sulla diminuzione della popolazione – come questo l’intercettazione del rifiuto organico è aumentata tra 1 e 8 chilogrammi ad abitante”.
La pandemia da Covid-19 – osserva il Cic – ha avuto “un impatto importante anche sugli andamenti di produzione, raccolta e gestione dei rifiuti urbani, non risparmiando la filiera dei rifiuti organici. Emerge come il dato generale della produzione di rifiuti urbani, pari a 28.945.000 tonnellate, sia il più basso mai registrato in Italia da quando esiste una contabilità sui rifiuti. Ad un’analisi superficiale si potrebbe pensare che la diminuzione sia imputabile alle restrizioni da pandemia. Invece il dato su cui riflettere è un altro, ovvero la diminuzione della popolazione residente di quasi 384mila unità”.
La diminuzione contemporanea sia del rifiuto generato che della popolazione genera “un rapporto di 488,5 kg per abitante che non rappresenta un record in termini di produzione pro-capite ma è in linea con quanto registrato nel 2017, e comunque superiore al triennio 2013-2015”.
Gli italiani si sono comunque dimostrati “virtuosi nella raccolta differenziata che, rispetto ai rifiuti urbani prodotti, è salita nel 2020 al 63%, a fronte del 61,3% del 2019. Tuttavia, stante la riduzione della produzione di rifiuti, anche il quantitativo di rifiuti differenziati è sceso di circa 150mila tonnellate”.
Quello che “colpisce” è “la diversa composizione della differenziata: frazioni come plastica, ingombranti a recupero e metalli hanno mostrato un incremento complessivo di quasi 123mila tonnellate”.