L’usuraio è in prevalenza un uomo (87%) maturo di età compresa fra i 41 e 53 anni, con un ben 34% che ha superato i 56 anni, nato nell’Italia meridionale (66%). Ufficialmente è un imprenditore, ma data l’età molti sono i pensionati (30%) o addirittura disoccupati nullatenenti (5%). Tutti, in generale, dichiarano un reddito medio basso o nullo. Il profilo emerge dal ‘Rapporto Usura 2017’ di Confesercenti-Sos Impresa, presentato stamani a Roma, secondo il quale significativa, tra gli usurai, è la percentuale di liberi professionisti, avvocati e commercialisti in testa (8%) e consistente quella di amministratori o soci di società finanziarie (20%): il 40% di essi è in qualche modo legato alla criminalità organizzata, mentre i ‘mafiosi’ erano poco più del 35,8% rilevato nel 2010 e del 20,1% del 2008.
Per comprendere meglio il sommerso mondo dell’usura Confesercenti ricorre al monitoraggio del fenomeno operato costantemente da SOS Impresa, a partire dai dati dei soci assistiti processualmente. Dati e ritratti, sono stati comparati con l’analisi dei fatti di usura verificati nell’ultimo quinquennio in Italia. Secondo gli esperti, anche la vittima dell’usura è in prevalenza un maschio (70%), ma con una importante presenza di donne (30%) e con un’età compresa tra i 55 e 58 anni. Si tratta di soggetti maturi, nella stragrande maggioranza imprenditori. Vittime e carnefici frequentano gli stessi ambienti economici e sociali, ma hanno altre caratteristiche comuni: età, attività, ambienti ricreativi a dimostrazione di un identico humus culturale.
Nonostante la natura ovviamente sommersa dell’usura, molto spesso gli usurai sono personaggi pubblici. Per entrarci in contatto è sufficiente un giro di telefonate e per ogni esigenza c’è un ‘amico’ pronto a dare una mano. La crisi ha cambiato tutto, sottolinea Confesercenti, anche il fenomeno dell’usura, che oggi vede una forte crescita e una profonda trasformazione delle modalità, dei fini e dei protagonisti, sia prestatori sia vittime. Tramontato definitivamente (o quasi) lo ‘squalo’ di quartiere, il mercato dell’usura è infatti sempre più in mano a gruppi organizzati, apertamente criminali o dall’apparenza professionale: i cosiddetti usurai ‘colletti bianchi’. Chi prende denaro ‘a strozzo’, invece, è sempre meno spesso un soggetto in una situazione di marginalità sociale o economica, e sempre più una persona all’apparenza ritenuta immune a questa piaga: imprenditori regolari, professionisti e famiglie ‘normali’, spesso messi in difficoltà dalla crisi.