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Roma, addio a San Cosimato, i ragazzi del Cinema America ripartono da Ostia

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

I ragazzi del Piccolo Cinema America mollano il Comune, lasciano San Cosimato e scelgono la periferia per continuare la loro bella esperienza di cinema gratuito in piazza. Scelgono tre aree lontane dal centro della Capitale (e dal cuore dell’amministrazione) per organizzare nuove arene da riempire di gente durante la prossima estate: il Porto turistico di Ostia, Monte Ciocci a Valle Aurelia e il casale della Cervelletta a Tor Sapienza. Tre grandi schermi, 2.699 posti a sedere in totale, 185 serate che permetterebbero, teoricamente, a mezzo milione di romani di andare al cinema gratis almeno una volta da luglio a settembre. Lo fanno con la benedizione di un grande del cinema italiano, Carlo Verdone, che applaude la loro decisione: “Andate, fate. In questa città vuota e buia, voi portate un segnale di speranza. Vi hanno messo i bastoni tra le ruote. Fate bene a scegliere un’altra strada. Dove andrete hanno anche più bisogno di voi. Portate cultura, aggregazione, condivisione”.

Ma per capire, come mai, questa mattina, al palazzo ex Gil di Largo Ascianghi, due passi dal Cinema Sacher e cento metri da Trastevere, si siano accalcate alcune centinaia di giornalisti e operatori per ascoltare cosa aveva da dire un ragazzo di 25 anni, Valerio Carocci, presidente dell’Associazione Piccolo Cinema America, bisogna fare un passo indietro di qualche anno. Allora, un gruppo di ragazzi (liceali e universitari) prese a occuparsi del Cinema America, una delle poche sale rimaste in Trastevere che rischiava di fare la fine di tanti altri cinema e di diventare un supermercato. I ragazzi si diedero molto da fare, fondarono la loro associazione, trovarono l’appoggio di importanti personaggi del cinema travolti dalla loro passione: grandi registi come Bernardo Bertolucci, Paolo Virzì, Nanni Moretti e Paolo Sorrentino, attori come Carlo Verdone, Edoardo Leo e Valeria Golino, produttori com Carlo Degli Espostili appoggiarono e, tutti insieme, riuscirono a salvare il Piccolo Cinema America. Per attirare l’attenzione della gente e dei media, s’inventarono veri e propri flash mob cinematografici: le voci correvano sul web e a una cert’ora di sera un bel film veniva proiettato su un muro bianco o su uno schermo montato in fretta e furia in qualche punto della città.

Poi, i ragazzi, si spostarono poco lontano, in piazza San Cosimato dove, tre anni fa cominciarono a organizzare il loro “Cinema in piazza”: un grande schermo, qualche centinaia di sedie, un buon film, un attore, un regista o un personaggio a parlarne col pubblico. A mezzanotte, tutti a casa lasciando la piazza pulita. Per tre anni, l’amministrazione comunale ha dato la piazza gratuitamente ma non un euro di sovvenzioni che, del resto, i ragazzi non hanno mai chiesto. Tre amministrazioni: Marino, il commissario prefetto Trocca (che ebbe a definire l’inziativa “di alto interesse culturale”) e la stessa Virginia Raggi, hanno dato il via libera. Ogni estate per 60 serate, piazza San Cosimato è diventata un bel cinema all’aperto di cui hanno usufruito circa 200 mila persone.

Alla fine del 2017, un paio di mesi fa, mentre Valerio Carocci e i suoi amici stavano preparando il programma dell’estate in piazza 2018, l’assessore alla Cultura di Roma Capitale, Luca Bergamo, ha fatto sapere che l’autorizzazione ad avere la piazza non ci sarebbe più stata. I Ragazzi del Cinema America, avrebbero dovuto partecipare a un bando come chiunque altro volesse partecipare all’estate romana. “Abbiamo subito detto di no – spiega Carocci – qui non si tratta di un’idea del Comune che cerca qualcuno per realizzarla e fa un bando, ma di una nostra idea sulla quale lavoriamo da anni e sulla quale non abbiamo mai chiesto niente. Non hanno capito: noi non ci stiamo perché vogliamo mantenere intatta la nostra autonomia culturale e politica. Oltretutto, a due mesi dalle elezioni (si sa che una espoonente locale di M5S ha maniestato la sua contrarietà all’Estate in piazza; ndr) la strumentalizzazione politica è evidente.

Come se non bastasse, scartabellando il bando Valerio e i suoi amici hanno trovato (allegato 2) una frase che li ha lasciati a bocca aperta. Chi partecipa al bando si impegna “… in tutte le fasi della procedura anche per i propri dipendenti, consulenti e collaboratori ad evitare comportamenti e dichiarazioni pubbliche che possono nuocere agli interessi e all’immagine di Roma Capitale, dei dipendenti e degli amministratori”. Per i ragazzi la cosa è semplicemente inaccettabile: “Figuriamoci se rinunciamo a criticare il Comune – dice Valerio – Da tempo abbiamo in piedi la battaglia per un altro cinema, il Metrolpolitan di Via del Corso che rischia di diventare un  supermercato con l’avallo del Comune. E noi dovremmo stare zitti?”.

Così i Ragazzi si sono messi al lavoro su un progetto che accarezzavano da tempo e che è diventato un buon “piano B”: abbandonare Piazza San Cosimato e il centro di Roma, per andare in periferia a portare nei quartieri più lontani, buon cinema, cultura e serate divertenti. E a Ostia, hanno incontrato comprensione e attenzione da parte di un magistrato, Donato Pezzuto che amministra, per conto del tribunale, il Porto turistico messo sotto sequestro a causa dei collegammenti tra alcuni imprenditori e la malavita. A Ostia verrà montato uno schermo 12×8, ci saranno 1500 posti a sedere per un totale di 90 serate dall’11 giugno all’8 settembre. Nei tre luoghi del “Cinema in Piazza 2018” non verranno proiettate, per rispetto agli esercenti, pellicole nuove e inedite. Del resto c’è in giro tanto buon cinema da vedere e da discutere e c’è sempre chi non l’ha visto o lo rivede volentieri al fresco di una piazza estiva.  

Così, oggi Valerio Carocci ha annunciato la decisione: “Resteremo sempre legati a Trastevere e all’esperienza di questi anni. Ma noi abbiamo sempre tenuto conto di quello che diceva l’antropologo Franco La Cecla: ‘Non si abitano i luoghi, ma le relazioni‘. In questi anni abbiamo creato un ambiente, uno spazio di cultura e relazioni. Questa roba non può essere regolarizzata o gestita dalla volontà politica di turno. Ci aspettiamo che un comune aiuti e valorizzi ma avendo cura di tutelare la nostra autonomia che è un bene prezioso non solo per noi, ma per la città”.

Così finisce la storia di San Cosimato (“ma se qualcuno vuole riprenderla, noi ne saremmo felici” dice Valerio). I ragazzi sono esausti e hanno passato giorni durissimi a litigare con qualcosa più grande di loro. Hanno saputo scegliere e decidere. Adesso si godono le parole di Carlo Verdone: “Mi piace il vostro entusiasmo, mi ricorda quello di Renato Nicolini che ideò le estati romane. Nel vostro piccolo lo state seguendo e fate bene ad andare in periferia. Questa idea è persino migliore della precedente. Là hanno più bisogno di voi“.

 

 

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