Dodici arresti per traffico internazionale di stupefacenti e la scoperta di un fiume di denaro che, dal Sud America arrivava a Roma per essere venduto al dettaglio. E’ il bilancio dell’operazione messa a segno dalla squadra mobile capitolina, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia.
Il gruppo reperiva e acquistava, per vendere al dettaglio, cocaina, hashish e marijuana. Gli stupefacenti venivano importati dal Perù, ed erano destinati al mercato della Capitale e del litorale romano, distribuiti in maniera capillare attraverso una rete di pusher, avente base logistica nel comune di Fiumicino. Ogni membro del gruppo aveva un compito ben preciso: al vertice, secondo gli inquirenti, c’era una donna, Bianca Zarfati, detta la ‘Regina della neve’, pregiudicata anche per reati specifici, la quale intratteneva direttamente i rapporti con il fornitore peruviano dal quale si approvvigionava; sotto di lei, diverse persone operavano con differenti compiti e ruoli, ma solo a lei spettavano le funzioni organizzative e direttive: c’era chi si occupava di aiutare il capo, consegnando denari e preziosi in cambio della droga importata, chi faceva il pusher, chi il corriere partendo dal Perù per prelevare la droga e portarla in Italia o prendendola dopo che arrivava a Milano, chi la nascondeva per poi spacciarla, chi custodiva i proventi delle cessioni.
L’organizzazione poteva disporre di numerosi mezzi (automobili e cellulari) e strumenti atti alla pesatura e confezionamento della droga, ma anche di abitazioni, sia a Roma sia a Fiumicino, dove la droga veniva custodita, di armi e del denaro provento dello spaccio che veniva reinvestito nell’acquisto di nuovi carichi di stupefacente. La droga, veniva chiamata in modo criptico ma sempre col riferimento al cibo: “pasta”, “barilla”, “spaghetti” o “rigatoni” ma anche “spezzatino” o “crema”; in qualche caso anche “polline”.
Tra gli arrestati, di cui cinque in flagranza di reato durante l’indagine, figurano italiani e stranieri: una cittadina bulgara, tre donne peruviane ed un uomo di origini albanesi.
I luoghi di spaccio erano Ostia e Fiumicino, nella maggior parte dei casi, e Roma, il più delle volte con appuntamenti dati dai pusher ai clienti presso la Stazione della Metropolitana Battistini.
L’indagine, andata avanti da settembre 2015 ad aprile 2016, si è basata sulle intercettazioni telefoniche ed ambientali, cui si sono aggiunti pedinamenti, servizi di osservazione, e tracciati gps posti sulle autovetture. Durante le indagini sono stati sequestrati circa 3,5 chili di cocaina e 3 chili di hashish, nonché quasi 150.000 euro provento dello spaccio e una pistola rubata.
Quando la droga non veniva fatta arrivare in Italia, passando per Milano, le donne peruviane del gruppo si recavano direttamente in Perù per rifornirsi, acquistandola da un trafficante in particolare, per poi portarla a Roma dove, a seguito delle indicazioni della boss, veniva immessa sul mercato; oltre venti persone ruotavano attorno all’associazione: 12 soggetti ne facevano parte in modo stabile.