I partiti sono già pronti a giocare il secondo round dell’incontro sulla legge elettorale in Senato. Il Rosatellum bis dovrebbe arrivare nella commissione Affari costituzionali di palazzo Madama martedì, per poi approdare in aula già dal 24. Gli schieramenti sono in campo, con chi sostiene la legge, convinto della possibilità di arrivare all’ok definitivo entro fine mese. (“Faremo di tutto”, assicurano i dem) e le opposizioni che già annunciano battaglia.
L’ipotesi di porre la questione di fiducia anche in Senato è ancora sul tavolo, nonostante tutte le polemiche che questa scelta ha causato alla Camera. L’accelerazione nei tempi, anche in questo caso, sarebbe notevole, ma l’opzione non nasconde insidie. A Palazzo Madama, infatti, la votazione è unica, con il voto di fiducia che coincide con quello finale sul provvedimento. Forza Italia e Lega hanno già detto che non intendono dire ‘sì’ al Governo a poche settimane dall’inizio della corsa alle urne.
Per loro però sarebbe impossibile scegliere l’astensione, che al Senato equivale a un voto contrario. Non resta quindi che uscire dall’aula, anche se così facendo mettono a rischio il numero legale, garantito dalla metà più uno dei senatori presenti. Anche l’eventuale sì dei verdiniani di Ala e di alcuni centristi, che pure in molti danno per scontato, non basterebbe “a garantire la soglia di sicurezza, e certo non possiamo correre rischi”, spiega un dirigente dem .
Chi segue il dossier sta già studiando le possibili contromosse. Una ipotesi sul tavolo è quella di avere “in missione” o “in malattia” alcuni senatori azzurri, cosa che farebbe abbassare il numero legale. Se il problema viene in qualche modo risolto, è la linea, si ricorre alla fiducia, dal momento che anche Forza Italia e Lega chiedono di fare più in fretta possibile.
Oggi il segretario dem Matteo Renzi torna a difendere la decisione di porre la fiducia, fatta dal premier Paolo Gentiloni su richiesta della maggioranza. “Chi dice che la fiducia è una forzatura antidemocratica dimentica che la fiducia sulla legge elettorale l’ha messa – ad esempio – un signore che si chiamava Alcide De Gasperi – attacca Renzi nella sua enews -. Sentire deputati di un movimento che quando fa le primarie sul blog e vince uno che non piace, espelle il vincitore dal movimento (come accaduto, ad esempio, a Genova) spiegarci che noi non siamo democratici perché Gentiloni ha fatto ciò che in passato aveva fatto De Gasperi mi lascia senza parole”.
Il M5S però non intende arretrare e annuncia nuove battaglie, in piazza e in aula. Se infatti Beppe Grillo deride i partiti parlando di “miracolo italiano”, in grado di “far superare ogni rancore” a forze politiche prima nemiche, Luigi Di Maio tiene alta l’attenzione dei cittadini.
A tentare quantomeno di allungare i tempi anche Mdp, che con il deputato Alfredo D’Attorre punta il dito contro “un’incongruenza” che sarebbe presente nel testo, e che imporrebbe una modifica in Senato, costringendo quindi il Rosatellum bis a tornare in terza lettura alla Camera. Martedì, alle 13, si riunirà la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, che definirà il calendario in modo più chiaro.