Migliaia di persone sono scese nelle strade di quasi 200 città russe per protestare contro la corruzione del governo, nelle manifestazioni indette dal leader dell’opposizione Alexei Navalny, e centinaia di dimostranti sono stati fermati. Lui stesso è di nuovo finito in manette, prima ancora che i cortei potessero prendere il via, mentre tentava di uscire di casa. L’aspirante candidato alle elezioni presidenziali del 2018, e strenuo oppositore dell’attuale presidente Vladimir Putin, aveva ottenuto a Mosca l’autorizzazione per la manifestazione e il meeting nel viale Sakharov, a nordest della città. Nella notte, però, aveva deciso di cambiare luogo e chiesto ai suoi sostenitori di radunarsi invece nella via Tverskaya, nel cuore della capitale. Di fatto, quindi, senza autorizzazione. Per le autorità “una provocazione”, e la procura aveva messo in guardia dal creare disordini mentre nella stessa zona si celebrava una giornata di festa nazionale. Navalny è stato condannato a 30 giorni di carcere per ripetute violazioni della legge sull’organizzazione di raduni pubblici.
Migliaia di persone, soprattutto giovani, si sono riversate nella zona, con cartelli con slogan come ‘Putin ladro’ e ‘Russia libera’. Il capo della polizia, Vladimir Chernikov, ha affermato che i dimostranti a Mosca siano stati appena 5mila. A tentare di disperderli sono intervenuti centinaia di agenti della polizia antisommossa, che secondo vari media hanno usato la forza in modo sproporzionato. Secondo Odv info, i fermati sono stati 750 a Mosca e 900 a San Pietroburgo, dove la protesta non era autorizzata. Il ministro dell’Interno ha parlato di 500 fermi a San Pietroburgo. Sono invece state generalmente tranquille ma a volte con decine di arresti le proteste nelle altre città, da Novosibirsk a Vladivostok a Tomsk. Difficile trovare informazioni dettagliate in proposito sui media russi. Dura presa di posizione da parte della Casa Bianca, mentre in Usa infuria il Russiagate, che per bocca del portavoce Sean Spicer ha sottolineato che “gli Stati Uniti condannano con forza l’arresto di centinaia di dimostranti pacifici in Russia”, “è un affronto ai valori democratici di base”.
L’obiettivo di Navalny era ripetere le massicce proteste dello scorso 26 marzo, quando le strade ospitarono le più vaste manifestazioni da quando Putin è tornato al Cremlino nel 2012. In quel caso, l’oggetto delle proteste era il primo ministro Dmitri Medvedev, che l’opposizione accusa di essersi arricchito grazie al suo incarico, e le persone arrestate furono più di mille. Navalny fu condannato a pagare una multa e a 15 giorni di carcere. In seguito il 41enne è stato ferito agli occhi dal lancio di una sostanza chimica verde sul volto, con conseguenze così gravi da costringerlo a cercare aiuto in una clinica estera. Oggi, assicurano i suoi collaboratori, non ha alcuna intenzione di rinunciare alla propria campagna elettorale in vista delle presidenziali del 2018, nonostante una condanna per truffa ostacoli la sua aspirazione.