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Russiagate, cosa dice il memo anti Fbi declassificato da Trump

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ll memo segreto di quattro pagine realizzato da repubblicani del Congresso e declassificato da Donald Trump afferma che “solleva delle preoccupazioni quanto alla legittimità e alla legalità di alcune azioni” avviate dall’Fbi e dal dipartimento Usa della Giustizia. A queste due istituzioni viene rimproverato di avere commesso degli abusi al fine di ottenere il mandato di un giudice per spiare le conversazioni di un ex consigliere diplomatico della squadra della campagna elettorale di Trump, Carter Page.

Adottata 40 anni fa, la legge Fisa (cioè Foreign Intelligence Surveillance Act) impone in effetti agli inquirenti del ministero della Giustizia di presentare a un magistrato federale degli elementi probanti – che facciano sospettare per esempio che una persona lavori clandestinamente per una potenza straniera – per avere il diritto di mettere questa persona sotto intercettazione. Ecco cosa sostiene il memo.

– Per ottenere il prezioso mandato giudiziario, il ministero e l’Fbi si sono appoggiati su delle informazioni raccolte da Christopher Steele, ex spia britannica. Steele ha operato nel quadro di una missione, finanziata dal partito democratico e dalla squadra della campagna elettorale di Hillary Clinton, che era chiaramente di parte anti Trump.

La richiesta di mandato di intercettazione presentata al giudice è stata firmata da quattro alti responsabili, che hanno volontariamente omesso di precisare le motivazioni politiche di Christopher Steele: il direttore di allora dell’Fbi, James Comey; il suo ex vice Andrew McCabe; l’ex vice responsabile del ministero della Giustizia Sally Yates; e l’attuale numero due Rod Rosenstein.

– Il dossier compilato da Christopher Steele rappresentava una “parte essenziale” della richiesta di mandato di intercettazione presentata al magistrato federale.

Steele era anche una fonte dell’Fbi, eppure la sua affidabilità era più che dubbia: ha mentito alla polizia federale sui suoi contatti e ha fatto delle confidenze ai media in violazione delle regole di confidenzialità del mondo dell’intelligence.

Carter Page era oggetto di sospetti dell’Fbi dal 2013, ben prima della missione di indagine affidata a Christopher Steele

– Non è stato il dossier di Steele a far scattare l’apertura dell’inchiesta inizialmente riservata dell’Fbi su una possibile collusione fra Mosca e la squadra della campagna elettorale di Donald Trump. Questa è stata aperta a luglio del 2016, visto che i servizi di intelligence americani avevano constatato delle comunicazioni intense fra russi e persone vicine al candidato repubblicano Trump, precisamente il consigliere George Papadopoulos

– Il fatto di utilizzare davanti a un giudice delle informazioni provenienti da una entità che aveva dei preconcetti o intenzioni nascoste (come Steele) non è raro: sta al magistrato stabilire il peso da dare a queste informazioni

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