Rick Gates, l’ex vicepresidente della campagna elettorale di Donald Trump per le presidenziali del 2016, si dichiarerà colpevole di cospirazione e di avere mentito agli investigatori nell’ambito delle indagini sul Russiagate del super procuratore Robert Mueller. È quanto emerge dai documenti giudiziari. Le accuse, che sono appunto due, risultano di gran lunga ridotte rispetto a quelle che Gates affrontava inizialmente, il che suggerisce che il 45enne abbia acconsentito a collaborare con Mueller e con la sua squadra di inquirenti.
Gates, insieme al suo ex partner d’affari ed ex presidente della campagna di Trump, Paul Manafort, originariamente a ottobre era stato accusato di 30 capi di imputazione fra cui riciclaggio di 75 milioni di dollari ed evasione fiscale legata al loro lavoro dal 2006 al 2014 per l’ex presidente dell’Ucraina Viktor Yanukovych, appoggiato dalla Russia. Erano anche accusati di avere rappresentato illegalmente un governo straniero, cioè quello dell’Ucraina, come lobbisti senza prima registrarsi presso il governo Usa come agenti stranieri. Nell’ambito dell’accordo di Gates, le accuse originali ricadono tutte in un’unica accusa di cospirazione per frodare il governo, e una seconda accusa di avere mentito sul suo lavoro di lobby per l’Ucraina non registrato.
In una lettera inviata a familiari e amici, resa pubblica da alcuni media Usa, Gates dice che intende difendersi ma ha cambiato idea ed è pronto ad accettare “un’umiliazione pubblica” per evitare di infliggere prolungato dolore ai suoi figli. “La realtà di quanto questo procedimento legale probabilmente durerebbe, il costo, e l’atmosfera da circo di un processo anticipato sono troppo. Renderò un servizio migliore alla mia famiglia andando avanti con l’uscita da questo processo”, ha scritto l’ex manager della campagna di Trump.