Roma, 7 giu. (LaPresse) – L’ex ministro si dice dunque “convinta che oggi il salario minimo in Italia ci vuole: la flessibilità che si voleva per eliminare l’eccessiva rigidità e permettere l’inclusione dei lavoratori esclusi, soprattutto dei giovani, si è trasformata in precarietà, che fa male a chi la vive e fa male all’economia, perché non si produce di più e il nostro reddito cresce meno di quello di altri Paesi”. C’è quindi “qualcosa da correggere” anche perché, le trasformazioni occorse in questi anni hanno creato “nuovi segmenti di lavoro che non trovano copertura nei contratti collettivi e la cui protezione, quindi, è difficile da implementare”. Chiaramente si porranno una serie di questioni da affrontare. “Gli economisti in genere non sono favorevoli all’imposizione di un prezzo minimo perché distorce il mercato e può creare effetti tali per cui l’offerta si riduce e, in questo caso, il lavoro viene a mancare perché costa troppo e le imprese si trovano in difficoltà”, spiega infatti Fornero, avvertendo che se dovesse essere attuara la misura “le imprese potrebbero effettivamente essere in difficoltà e allora serviranno interventi pubblici di sostegno”.
Salario minimo: Fornero, per imprese è shock ma sarà utile-2-
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