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 Salone del libro tra le polemiche, Comune di Torino e Regione presentano esposto contro Altaforte

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Mentre gli organizzatori del Salone del Libro di Torino cercano di porre fine alle polemiche per la partecipazione della casa editrice Altaforte, vicina a CasaPound, la Regione Piemonte e la Città di Torino hanno deciso di presentare un esposto contro il suo responsabile Francesco Polacchi alla luce delle dichiarazioni sul fascismo da lui rilasciate. Regione e Comune, si spiega in una nota, “ritengono il rappresentante della casa editrice Altaforte e la sua attività professionale nel campo dell’editoria estranee allo spirito del Salone del libro e, inoltre, intravvedono nelle sue dichiarazioni pubbliche una possibile violazione delle leggi dello Stato. La Regione Piemonte e la Città di Torino procedono pertanto a inviare un esposto alla Procura della Repubblica, affinché i magistrati possano valutare se sussistano i presupposti per rilevare il reato di apologia di fascismo (legge Scelba 645 del 1952) e la violazione di quanto disposto dalla legge Mancino 305 del 1993 e, nello specifico, l’articolo 4 che prevede venga punito chi ‘pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche'”. “Una decisione, quella della Regione Piemonte e della Città di Torino – concludono -, assunta nella convinzione che anche la forma più radicale dell’intolleranza vada contrastata con le armi della democrazia e dello Stato di diritto”.

La nota del Salone – “Questa esperienza deve unirci, non dividerci. Il Salone del Libro di Torino – si legge in un comunicato degli organizzatori – è un luogo di scambio, di confronto, di condivisione, di festa. Coinvolge centinaia di migliaia di persone. È un esempio virtuoso per tutto il paese. E Torino è una città profondamente antifascista. La sua comunità ha spalle larghe e saggezza. Non raccoglie le provocazioni di chi vorrebbe solo visibilità. Nel centenario di Primo Levi, la comunità del Salone del Libro si raccoglierà una volta ancora per discutere di democrazia, di Europa, di convivenza, di immigrazione, di letteratura, del restare umani in un mondo difficile. Il Salone è una grande manifestazione popolare dove gente di tutte le età, i ceti, le idee, le provenienze, le nazionalità si dà appuntamento in un luogo che è diventato uno dei simboli della democrazia e della civile convivenza“.

“Le polemiche – si legge ancora – che si sono accese per la presenza di una casa editrice i cui animatori, in nome del fascismo, hanno rilasciato dichiarazioni che si commentano da sole, pongono un tema. Lo abbiamo già detto, lo ripetiamo. Pongono questo tema al mondo dell’editoria, della cultura, della politica. È un tema che al Salone verrà affrontato in tanti incontri programmati da tempo. Il problema ovviamente non è la libertà d’espressione, ma cosa si può muovere intorno a certe idee che non sono solo agli antipodi dell’impostazione culturale del Salone di quest’anno (non è mai stato un problema: il Salone accoglie tutte le opinioni) ma la cui messa in pratica turberebbe l’ordine democratico offendendo la Costituzione. Se il Salone è diventato l’occasione per affrontare questo tema, rilanciandolo oltre che al mondo della cultura a quello della politica, allora la cultura sarà davvero servita a qualcosa”.

“Il Salone – sottolineano gli organizzatori – è la casa dei torinesi e di tutti gli amanti dei libri, è il punto di ritrovo per appassionati che arrivano qui da ogni angolo d’Italia. Questa esperienza deve unirci, non dividerci. Deve farlo in nome di un bene superiore, e deve invitarci a tirare fuori, nei toni, nelle prese di posizione, la nostra parte migliore. Rispettiamo chi per evidenziare i problemi di cui sopra si è allontanato temporaneamente da quella che com’è ovvio è casa sua, e abbracciamo chi ha deciso, com’è più che mai ora necessario, di abitare con convinzione adesso quella stessa casa per farla durare, e darle spazio e vita”.

Aie – Dello stesso parere il presidente dell’Associazione italiana editori (Aie), Ricardo Franco Levi, che dichiara: “Chi opera professionalmente nel mondo dei libri e, più in generale, chiunque ami i libri e la lettura ha nel proprio dna, come principio fondante, la difesa della libertà di pensiero, di espressione e in particolare di edizione in tutte le sue forme. Per questo Aie, ovviamente nel rispetto di tutti le leggi, continua ad auspicare la partecipazione di tutti al Salone internazionale del Libro di Torino”.

Saviano – Mentre i Wu Ming e Zerocalcare hanno deciso di disertare la kermesse, Roberto Saviano fa sapere che sarà presente perché “con l’esperienza ho capito che le parole, insieme al corpo, vanno più lontano”. “La presenza fisica serve a dare più forza alle proprie parole“, scrive su Facebook. E aggiunge: “Per me che i sovranisti pubblichino libri e che magari li leggano anche, dato lo sfoggio che fanno della propria e della altrui ignoranza, è già una vittoria. Una vittoria nostra, non loro, perché una lezione negli ultimi secoli avremmo dovuto impararla: a furia di scavalcarci a sinistra, lasciamo autostrade libere alle destre. E mentre tutti si interrogano sull’opportunità della presenza a Torino dell’editore di riferimento di CasaPound, quel movimento politico impedisce in maniera sistematica e militare l’assegnazione di case popolari a chi ne ha diritto, a Roma in particolar modo. Non mi spaventa che i loro libri siano al Salone del Libro di Torino, mi disgusta pensare all’Italia come a quel paese in cui le autorità amministrative e di polizia non sono in grado di difendere lo Stato di diritto e arretrano tremebonde di fronte a chi pensa di perseguire con la forza la distruzione della convivenza democratica”.

M5S Torino – Per il M5S di Torino, invece, l’esclusione di Altaforte continua ad essere necessaria. Il Salone “deve essere lo spazio dove celebreremo la tolleranza e la resistenza alle derive neofasciste e autoritarie. Deve essere il momento pubblico dove dare battaglia con la forza delle parole e delle argomentazioni. Ma può esserlo ad una sola condizione: l’esclusione di Altaforte e di Polacchi”, scrive su Facebook Valentina Sganga, capogruppo del Movimento al Comune di Torino, spiegando che, prima delle polemiche degli ultimi giorni, non conosceva nè Altaforte nè Francesco Polacchi. “Ma – aggiunge – se il passato di uno che ama definirsi ‘un picchiatore fascista’, non fosse sufficiente a tornare sui propri passi e a rivedere la presenza di Altaforte Edizioni tra gli stand della fiera, lo devono necessariamente essere le esternazioni rilasciate a mezzo stampa nella giornata di ieri”. “Al Salone – precisa -, anche quelli che non ci piacciono, saranno sempre i benvenuti. I picchiatori fascisti, no. I violenti, no. I provocatori, no. Gli intimidatori, no”.

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