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Salute, pene curvo resta tabù: deviazione congenita presente in 3-6% maschi

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Il pene curvo è una situazione più comune di quanto non si pensi, che però sembra essere ancora un tabù: si tratta di una deviazione congenita per il 3-6 % dei casi nel mondo. Una curvatura indesiderata, con l’asta del pene che devia in maniera anomala in erezione, che interessa dal 3% al 6% dei maschi nel mondo, i quali però, nonostante il disagio funzionale e l’imbarazzo estetico non ne parlano col medico. È quanto emerge dal Congresso Frontiers in Genito-Urinary Reconstruction che si è concluso a Tor Vergata (Roma).

“Il pene curvo è una situazione abbastanza comune”, illustra Salvatore Sansalone, Co-presidente e direttore scientifico del Congresso e direttore del Centro di Chirurgia Genito-Urinaria della Clinica Sanatrix di Roma. “Può avere diversi gradi di importanza ed essere congenito oppure acquisito – spiega Sansalone – Le forme congenite sono malformazioni presenti dalla nascita e interessano il 3% della popolazione che però si evidenziano solo con la pubertà perché l’asimmetria nello sviluppo dei corpi cavernosi che formano l’asta peniena si manifesta solo con l’erezione, quando l’organo si riempie di sangue e aumenta la lunghezza e la circonferenza necessari alla penetrazione”.

Nelle forme acquisite, la causa ad oggi è sconosciuta. Una delle teorie più accreditate è quella dei micro-traumi durante l’attività sessuale. “Una attività sessuale troppo energica può determinare micro traumi o vere e proprie fratture che determinano lo sviluppo di un tessuto cicatriziale e fibrotico che altera l’anatomia del membro. Questo tipo di incidente richiede che vi sia uno stato di erezione, e quindi si verifica di solito durante i rapporti sessuali quando il pene scivola fuori dalla vagina e si piega bruscamente contro il perineo o la sinfisi pubica, con conseguente lacerazione della tunica albuginea dei corpi cavernosi”, illustra Sansalone.

La malattia di La Peyronie, anche chiamata ‘induratio penis plastica’: disturbo che oltre alla curvatura che può rendere difficili o impossibili i rapporti sessuali, determina dolore o indolenzimento, sia a riposo che in erezione. La patologia si caratterizza con la comparsa inizialmente di tessuto fibrotico e poi di vere e proprie placche calcifiche a livello della tonaca albuginea (una tonaca di tessuto connettivo e cellule muscolari lisce e fibre elastiche che avvolge tutto il pene) che provocano dolore nelle fasi iniziali della malattia e spesso disfunzione erettile. Nonostante possa svilupparsi anche in maschi giovani, il picco di frequenza si riscontra nella fascia tra i 40 e i 60 anni in cui si conta il 59,2% dei soggetti, tra i diabetici che hanno un rischio nove volte maggiore di svilupparla, gli ipertesi e le persone con aterosclerosi. Le conseguenze hanno un impatto sulla vita sessuale dei soggetti che devono confrontarsi con una penetrazione difficile o impossibile, eiaculazione precoce, disfunzione erettile, accorciamento del pene, con un corollario di aspetti psicologici legati a vergogna e insicurezza. Le placche che si formano in età adulta possono essere inizialmente, quando la malattia non è ancora stabilizzata, trattate con successo mediante laser e ionoforesi, ma la maggior parte dei pazienti si rivolge al medico quando il problema è stabilizzato.

La chirurgia urologica ha diverse possibilità di trattamento: sono infatti oltre 50 le tecniche messe a punto. “Nella chirurgia protesica i rischi possono essere infettivi meno del 3% o crossing over cioè il passaggio da un corpo cavernoso all’altro o in alcuni casi anche in uretra. Raramente si puo avere anche l’estruzione della protesi sotto il glande”, sottolineano gli esperti riuniti a congresso. La Chirurgia risolutiva è la correzione della curvatura e il ripristino della funzione sessuale e si avvale sostanzialmente di tre modalità terapeutiche: chirurgia di accorciamento (controlaterale alla placca fibrosa) agendo su tessuto sano, chirurgia di allungamento condotta sul tessuto patologico e la chirurgia protesica.

“Se è vero che alcuni trattamenti medici riescono a tamponare il problema e diminuire il dolore, nel caso in cui la placca si sia stabilizzata la chirurgia è l’unico trattamento in grado di correggere e risolvere la curvatura e avere un impatto positivo sulla vita sessuale”, spiegano gli studiosi del congresso. “La scelta del tipo di intervento dipende dalla selezione del paziente – prosegue Sansalone – se alla curvatura si aggiunge una disfunzione erettile che non risponde ai farmaci come Inibitori della 5-fosfodiesterasi (tadalafil, sildenafil e vardenafil) è quasi sempre necessario un intervento che prevede l’inserimento di una protesi peniena. ‘Corporoplastica semplice’ (questo il nome tecnico) per le curvature non eccessive, al di sotto dei 40°-60° eseguite in day o one day surgery”. “Il paziente però – conlcude l’esperto – deve essere informato che con l’intervento avrà un minimo accorciamento dell’asta, in media 1,5 centimetri”. 

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