Per le nuove proposte Fasma vince contro Gabriella Martinelli e Lula, Marco Sentieri passa contro Matteo Faustini. Fuori classifica la reunion dei Ricchi e Poveri che fa ballare tutto l’Ariston: inutile negarlo, le canzoni le conoscono tutti. Ecco le pagelle della seconda serata del Festival di Sanremo
GABRIELLA MARTINELLI E LULA – Il gigante di acciaio: 6,5. Una canzone rock dedicata al dramma sociale dell’Ilva di Taranto. Tema impegnato e ritmo classicheggiante.
FASMA – Per sentirmi vivo: 8,5. Un po’ di emozione, ma ha tutte le carte in regola per diventare un tormentone radiofonico.
MARCO SENTIERI – Billy blu: 7. Il cantautore napoletano porta con mestiere sul palco dell’Ariston una storia di bullismo tra i banchi di scuola. Testo diretto e bella voce.
MATTEO FAUSTINI – Nel bene e nel male: 5. Classico sanremese, a 25 anni potrebbe osare qualcosa di più moderno.
PIERO PELU’ – Gigante: 5,5. Il solito Pelù vestito da Pelù canta una canzone da Pelù dedicata al nipotino. Il motivetto entra in testa.
ELETTRA LAMBORGHINI – Musica (E il resto scompare): 7,5. Un po’ latina, un po’ dance, è subito disco sulla spiaggia. La tuta sembra uscita dallo stesso stock di quella di Achille Lauro, il twerking invece è suo marchio di fabbrica.
ENRICO NIGIOTTI – Baciami adesso: 5. Ballata sanremese, l’arrangiamento e la chitarra elettrica non bastano a risollevare la canzone.
LEVANTE – Tikibombom: 7. La performance di esordio al Festival non è perfetta, ma la voce è potente e la canzone si farà sentire.
PINGUINI TATTICI NUCLEARI – Ringo Starr: 7. Si balla con l’indie allegro di questo gruppo bergamasco. Non sarà da podio, ma è una ventata di freschezza che suscita simpatia.
TOSCA – Ho amato tutto: 6,5. Grande eleganza per un brano classico con una gran bella voce. Ma rischia di non essere abbastanza.
FRANCESCO GABBANI – Viceversa: 7. La scimmia stavolta non c’è, Francesco si siede al piano ma a qualche mossa di ballo non rinuncia.
Il motivetto è facile da fischiettare, l’obiettivo è ambizioso: spiegare “in pochissime parole il complesso meccanismo che governa l’armonia del nostro amore”.
PAOLO JANNACCI – Voglio parlarti adesso: 7,5. Delicata e sofisticata lettera d’amore alla figlia di un papà che “sarà sempre qui”. Qualche incertezza nell’esecuzione.
RANCORE – Eden: 9. Un testo impegnato che scorre benissimo, il ‘ta-ta-ta’ entra in testa e non è un caso, la produzione è di Dardust. Successo assicurato.
JUNIOR CALLY – No grazie: 8,5. E’ il cantante più discusso del Festival, e non per questo brano. Sale sul palco senza maschera e canta la canzone più politica della gara. Polemiche a parte, la canzone è buona e lui è convincente.
GIORDANA ANGI – Come mia madre: 8. Tipica ballad sanremese, testo molto femminile, la voce è potente.
ZARRILLO – Nell’estasi o nel fango: 5,5. Il ritmo è più serrato di quello che si aspetta da Zarrillo, ma non basta a renderlo moderno.