“Il primo giorno di prove, quando ci siamo ritrovati tutti insieme, è stata un’emozione forte, Sembravamo i sopravvissuti dell’anno 2087. Tanti degli orchestrali avevano la doppia mascherina non perché fosse obbligatoria ma perché erano coscienti dell’occasione che avevano dopo un anno di mancanza di musica insieme. La musica, se non si fa insieme, non ha niente di naturale. La loro attenzione è scaturita dalla voglia di esserci”. Così il maestro Beppe Vessicchio racconta a LaPresse il clima all’interno dell’orchestra del Festival di Sanremo.
“Il nuovo che avanza dobbiamo metterlo nella luce giusta, se è così numeroso rischiamo di inflazionarlo prima che nasca”, sottolinea il Maestro, commentando con LaPresse la presenza di tanti artisti della nuova generazione. “Se, per esempio, Willie Peyote fosse stato uno dei 4-5 esponenti della nuova linea, avrebbe avuto un risalto più importante, invece si ritrova a fronteggiarsi con coloro che sulla rete hanno avuto straordinari numeri. Al direttore artistico Amadeus direi che ha fatto tanto in questi due anni, ha osato. Secondo me, però, si poteva trovare una misura della quale avrebbero giovato gli artisti stessi”, è il suo ragionamento.
C’è spazio anche per una riflessione sul mondo dello spettacolo e della cultura, piegati dalle restrizioni anti-Covid: “Mi auguro che presto si riaprano i teatri che hanno testimoniato di poter contare i contagi sulle dita di una mano. Una cosa è certa: con i ristoranti e i teatri chiusi non ci è permesso il gaudio. Se devi lavorare e produrre puoi uscire, se devi gioire fallo a casa tua. Va bene, non fosse per il fatto che fare spettacolo non è soltanto gaudio. E’ provocazione, cultura e lavoro. Lo stesso ministro Franceschini non ha difeso questa posizione”.