“Non mi sarei mai aspettato di svegliarmi il sabato mattina secondo in classifica. Mi viene il dubbio: avranno capito cosa intendevo?”. Willie Peyote, outsider e rivelazione della 71esima edizione del Festival di Sanremo, è quasi incredulo davanti alla classifica parziale della quarta serata della kermesse. E a LaPresse confessa: “Non ero in gara, e non sono in gara. Non ci ho mai pensato. Ma una volta che sei in ballo, devi ballare”. Soprattutto se il pubblico del Festival ha capito il messaggio di ‘Mai dire mai (La locura)’, un brano dissacrante non solo nei confronti della manifestazione, ma anche del modo in cui in Italia vengono percepiti e trattati il mondo dello spettacolo, dell’arte e della cultura. “La mia è una meta-canzone, prende in giro se stessa. Se il pubblico l’ha premiata, allora vuol dire che forse è cambiato un po’ l’approccio a Sanremo. Non è più solo il tempio della tradizione, ma ha anche nuovi linguaggi, è più ironico”.
Durante la settimana festivaliera, Willie ha tenuto una rubrica su La Stampa dal titolo ‘Una cosa divertente che non farò mai più’. La pensa ancora così? “Di default sì, me lo sono detto con il mio staff. E’ una cosa da fare una volta soltanto nella vita. Dall’altro lato, però, vista la situazione di pandemia e i protocolli da rispettare, mi sono perso tante cose che normalmente fanno parte dell’evento. Quindi vedere. Intanto, visto che Amadeus ha già detto che non lo rifarà, potrei candidarmi per condurre”, scherza. Ma poi, più serio: “Farei una petizione per farlo condurre a Valerio Lundini e Emanuela Fanelli. Sarebbero perfetti”.
Oltre alla partecipazione e alla rubrica, Willie è stato anche attivissimo su Twitch: “Forse in partenza ho sottovalutato la stanchezza, ma l’adrenalina mi tiene su. E poi riempiendomi di cose da fare ho evitato di fare un solco camminando avanti e indietro in camera”.
Oltre al possibile podio, il cantautore torinese è dato fra i favoriti anche per il premio della critica Mia Martini: “Visto che nella mia canzone faccio una critica, è giusto che lo vinca – scherza -. Sarebbe un onore. Ma poi non importa le lo vinco o meno, già il fatto che mi sia stata riconosciuta questa possibilità è una medaglia. Così come lo è stata la partecipazione con me di Samuele Bersani o l’apprezzanmento di tanti colleghi”.
E per il mondo dello spettacolo, che ancora soffre per le chiusure dettate dalla pandemia, al Festival è stato fatto abbastanza? “E’ importante che se ne parli, ma capisco che dopo le polemiche degli ultimi mesi gli autori fossero in un’impasse. Fare retorica sarebbe stato darsi una zappa sui piedi e passare per ruffiani. Però, citando Arisa, si poteva fare di più”.
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