Terza udienza del processo che vede imputato lo scrittore Roberto Saviano per diffamazione nei confronti di Giorgia Meloni, ad oggi presidente del Consiglio. Saviano avrebbe usato il termine ‘da bastardi’ in riferimento alla premier e alle decisioni sui migranti. “Oggi terza udienza del processo Meloni. La prima udienza c’è stata un mese fa, la seconda ieri. Pare che questo processo (che mi vede imputato) sia una eccezione, perché di norma i processi in Italia procedono lenti, lentissimi. Pensate che dal 2008 sono coinvolto come vittima, nel processo per minacce mafiose che ho subito dal clan dei casalesi; in quindici anni non si è ancora celebrato il secondo grado. Ironia della sorte: quando sono vittima i processi procedono lenti, quando sono imputato mettono il turbo”, scrive Saviano su Instagram.
Meloni “si sottrae”
Saviano ha dichiarato: “Giorgia Meloni non sarà testimone in questo processo. È incredibile, non è stata chiamata dal pm né dalla parte civile. Io mi ritroverò a dover rispondere del reato di cui mi accusano e non ci sarà la possibilità del confronto con il primo ministro che probabilmente teme una certa debolezza in questo processo perché, qualora ascoltati, dovranno comunque rispondere delle scelte politiche fatte in questi anni che sono la materia del mio giudizio dato nei loro confronti”. “Anche in questo si vede la disparità – ha aggiunto Saviano -. Io le rispondo da scrittore per le mie parole, loro no, avendo l’immunità parlamentare“.
Salvini non ammesso parte civile
Saviano prosegue: “Quella di oggi è stata un’udienza importante perché è stato escluso Matteo Salvini come parte civile del processo: non poteva presentarsi, a norma di legge come è stato discusso, parte civile”. “Probabilmente – ha aggiunto lo scrittore – l’onorevole Salvini temeva di essere messo in ombra dal primo ministro Meloni ed è andato in rincorsa a cercare di partecipare a questo processo ma non ci sarà: non sarà parte civile. Probabilmente è stata solo una sua strategia per cercare di fare clamore mediatico e andare in ricorsa temendo che Meloni gli tolga il palio della visibilità”.