Lo sbarco dei 450 migranti a bordo della nave Protector (del dispositivo Frontex) e del pattugliatore Monte Sperone (della GdF) è stato autorizzato. I migranti scenderanno tutti a terra nel porto di Pozzallo e verranno sistemati nello hot spot del comune siciliano in provincia di Ragusa, in attesa di essere smistati nei Paesi europei che hanno dato disponibilità. Lo si è appreso intorno alla mezzanotte da fonti del Viminale. Per il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, “è una vittoria politica”. I 450 migranti (tra loro ci sono almeno una quarantina di donne e una quindicina di bambini) erano partiti alcuni giorni fa su un grosso barcone probabilmente dal porto libico di Zuara. Poi l’ingresso nelle acque SAR maltesi, l’iniziativa della Capitaneria di La Valletta a coordinare i soccorsi in seguito smentita; l’uscita dalle acque maltesi e l’ingresso in quelle italiane. Da quel momento, il barcone e i 450 migranti sono diventati oggetto di un baccio di ferro politico tra il governo italiano e gli altri Paesi dell’Unione. Il ministro dell’Interno Salvini ha fatto sapere che nessuno sarebbe sbarcato in Italia e il premier Giuseppe Conte ha scritto una lettera ai suoi colleghi dei 27 Paesi dell’Unione chiedendo che ciascuno si faccia carico di una quota dei 450 passeggeri del barcone.
Il barcone è stato intercettato al largo di Linosa e, un po’ per volta, i migranti sono stati presi a bordo della nave Protector (Frontex) e del pattugliatore Monte Sperone (Gdf). Le due unità hanno raggiunto il porto di Pozzallo e si sono fermate in rada in attesa di ordini. Da Pozzallo il sindaco Roberto Ammatuna faceva sapere che il suo comune era pronto ad accogliere le persone da diversi giorni in mare
La richiesta italiana di una redistribuzione dei migranti è stata accolta da Malta, Francia e Germania (in ragione di 50 per ciascuna nazione) e, successivamente da Spagna e Portogallo. Un no deciso e sprezzante è venuto invece dal premier della Repubblica Ceca Andrej Babis che ha bollato con un “è la strada per l’inferno” la proposta italiana e ha detto che Praga non riceverà nessuno. Il segnale di Babis è un segnale del Gruppo di Visegràd (Ungheria, Slovacchia e Polonia) paesi giudicati vicini alle posizioni della Lega ma che, paradossalmente, in questa situazione si trovano agli antipodi della politica italiana in materia di sbarchi e migranti. I quattro di Visegrad sono contrari a ricevere anche un solo migrante.
Con 250 persone “sistemate”, Salvini e Conte hanno giudicato che il risultato politico era raggiunto e hanno dato il via libera allo sbarco. Lo sbarco è stato preceduto da un intervento urgente a bordo della “Monte Sperone” dove un uomo si è sentito male (ipertensione e vomito) ed è stato portato d’urgenza all’ospedale. Altre persone (tra cui due donne incinte e diversi bambini) erano già state soccorse tra ieri e l’altro ieri. I migranti sbarcati sono stati caricati su alcuni pullman e portati all’hot spot di Pozzallo dove sono stati accolti in attesa dello “smistamento” verso i Paesi che hanno accettato la proposta di Conte.
Il “successo politico” di cui parla Salvini è nell’immediato innegabile. Ma è chiaro che la scena con le relative tensioni, strumentalizzazioni e pericolo per le vite umane, non si può ripetere ad ogni arrivo o minaccia di sbarco in Italia. Sarebbe necessario che l’Unione Europea ripartisse dai dieci punti di Bruxelles del 29 giugno scorso per capire come attuarli e come rendere possibile un’effettiva redistribuzione dei migranti tra i Paesi Ue. In particolare, ci sarebbe da stabilire, una volta per tutte, se la “redistribuzione” è volontaria o obbligatoria e come verrebbe eventualmente sanzionata. Con i 4 di Visegrad che non vogliono neanche sentirne parlare, la faccenda sembra piuttosto complicata. Ed è evidente che il “metodo Conte-Salvini” con il relativo “ricatto morale” agli altri Paesi dell’Unione non è un metodo che si possa usare facilmente tutti i giorni.