La Marina militare argentina ha dichiarato concluse le operazioni di salvataggio per i 44 membri dell’equipaggio del sottomarino dell’ARA San Juan, circa due settimane dopo la scomparsa della nave. “Non è stato possibile localizzare il sottomarino e non ci sarà alcun salvataggio di persone”, ha detto ai giornalisti il portavoce della Marina Enrique Balbi, ma continuerà la ricerca della nave nel fondale marino.
“Fino a quando non avremo la posizione del sommergibile – ha aggiunto Balbi a chi chiedeva se esistono possibilità che i marinai siano ancora vivi – non potremo dare una risposta definitiva, ma abbiamo prolungato le ricerche del doppio del tempo delle possibilità di salvarli”.
I parenti dei marinai hanno accolto con “angoscia e tristezza” la notizia, ritenendo “arbitraria e ingiustificata” la decisione della Marina. “Non credo sia stata la forma corretta di comunicare una notizia del genere a noi familiari”, ha detto Jorge, padre del tenente Fernando Villareal, parlando coi media. Con lui anche Luis, padre del luogotenente della corvetta Alejandro Damian Tagliapietra, che ha criticato duramente il fatto di aver dovuto scoprire in questo modo il cambiamento di modalità della ricerca.
Il sottomarino ha perso il contatto alle 7:30 del mattino (10:30 GMT) del 15 novembre mentre navigava nell’Atlantico meridionale. I funzionari ritengono che un’esplosione rilevata nello stesso periodo possa aver affondato la nave. Per la ricerca è stato avviato uno sforzo di soccorso multinazionale, che comprendeva squadre provenienti da oltre 10 paesi, come Germania, Brasile, Canada, Cile, Russia e Uruguay.