Lascia il carcere di Rebibbia e va ai domiciliari Luca Caporilli, il braccio destro di Luca Parnasi, arrestato con lui nell’ambito dell’inchiesta sul nuovo stadio della Roma. Caporilli era stato interrogato venerdì scorso dalla gip Maria Paola Tomaselli e martedì dalla pm Barbara Zuin, titolare dell’indagine, facendo una serie di ammissioni legate alle accuse. Il dirigente 54enne del gruppo Parnasi aveva tra l’altro ammesso la dazione di alcune somme di denaro ad almeno un funzionario responsabile dei pareri al progetto.
Gli inquirenti sono al lavoro sul cellulare sequestrato a Luca Lanzalone. I tecnici cercano di recuperare da telefoni contattati, sms e chat informazioni utili all’indagine. L’attenzione è concentrata sui messaggi eventualmente cancellati dall’ex presidente di Acea prima che il telefono venisse sequestrato.
In cinque restano in carcere, a cominciare da Parnasi, che si è dimesso da presidente della società Eurnova e attende di essere trasferito dal carcere di San Vittore, a Milano, a quello di Rebibbia, Roma. Ai domiciliari, oltre a Caporilli, l’avvocato ex presidente di Acea Luca Lanzalone, il vicepresidente del Consiglio regionale Adriano Palozzi, di Forza Italia e il consigliere regionale del Pd Michele Civita.
Via libera al progetto nuovo stadio. “I pubblici ministeri hanno assicurato che non ci sono elementi che possano bloccare la procedura per il nuovo stadio di Tor di Valle”, hanno assicurato i difensori di Parnasi, avvocati Emilio Ricci e Giorgio Tamburrini, dopo aver incontrato i magistrati che indagano sulla vicenda. Di quanto deciso dai magistrati sarebbero già stati messi al corrente il Campidoglio e la società sportiva. Intanto Parnasi, che resta nel carcere di San Vittore (Milano) in attesa del trasferimento a Roma, potrebbe essere interrogato la prossima settimana.
L’inchiesta. Con promesse di denaro, consulenze e assunzioni, il gruppo di Luca Parnasi, secondo l’ipotesi investigativa della procura, si assicurava che il progetto dello stadio della Roma proseguisse senza intoppi il proprio iter tra Comune e Regione. Secondo gli inquirenti, l’imprenditore avrebbe tentato di ‘oliare’ i vari passaggi dal 2017 in poi, con una corruzione che la gip Maria Paola Tomaselli definisce “sistemica”.
Luca Lanzalone che seguì per la giunta Raggi tutta la mediazione per arrivare al nuovo progetto, avrebbe ricevuto da Parnasi promessa di incarichi del valore di 100mila euro per il suo studio legale. A Michele Civita sarebbe stata assicurata l’assunzione del figlio. Adriano Palozzi avrebbe ricevuto 25mila euro attraverso una fattura per operazioni inesistenti.
Associazione a delinquere, corruzione, traffico di influenze, frodi fiscali, finanziamenti illeciti. Questi i reati contestati, a vario titolo, alle nove persone arrestate nell’ambito dell’inchiesta e tra i 16 indagati figurano anche il capogruppo M5S in Campidoglio Paolo Ferrara, e l’ex assessore e oggi consigliere di Forza Italia Davide Bordoni.