In alcune regioni si ripartirà al 30% della potenzialità del comprensorio, in altre la riapertura è strettamente legata alle presenza di focolai di varianti di coronavirus. Altre ancora stanno studiando ordinanze ad hoc in attesa del parere ufficiale del Cts. Sembra comunque che, se gli impianti sciistici riapriranno, sarà con molte restrizioni. A inizio febbraio era arrivato l’atteso via libera del Comitato tecnico scientifico: ripartenza dal 15 febbraio, ma solo nelle zone gialle. Le Regioni avevano proposto di riaprire al 50% della capienza. Proposta bocciata. E a complicare le cose interviene anche la proroga al blocco dello spostamento tra regioni a cui sta lavorando il governo uscente che già oggi potrebbe adottare un decreto-ponte arrivando al 5 marzo, in modo da allinearlo alla scadenza di tutte le altre misure previste dal Dpcm. A chiederlo è la conferenza delle Regioni, in cui ha prevalso l’orientamento più prudente.
Il Piemonte ha deciso di partire lunedì 15 ma con una capienza delle stazioni ridotta al 30%. Una percentuale che salirà al 50 se non peggiorerà la curva dei contagi. Sarà opportuno prenotare i giornalieri on-line, ma, con tutte le precauzioni del caso, si potranno anche acquistare nelle biglietterie. E i comprensori più grandi come quello della Vialattea si stanno attrezzando per rimettere in moto un meccanismo gigantesco da mettere in moto, con costi notevoli. Giovanni Brasso, il presidente di Sestrieres spa, avverte che la riapertura ufficiale sarà posticipata al prossimo sabato 20 febbraio con quattro impianti, due a Sauze d’Oulx e due a Sansicario. “Con gli alberghi chiusi e senza i turisti stranieri non riesco a prevedere quante persone potranno venire a sciare”, spiega. Da oggi inizieranno le operazioni per far rientrare alcuni dipendenti della Sestrieres spa dalla cassa integrazione.”Lunedì riapriremo gli impianti sciistici in Piemonte, fermo restando il fatto che domani il CTS nella sua riunione settimanale ci confermi la zona gialla. Riapriremo al 30%, vuol dire che potranno essere venduti skipass soltanto per il 30% del totale della potenzialita’ di un comprensorio sciistico”. Lo ha affermato il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, intervenendo a Vivavoce su Rai Radio1. “E’ un modo che credo sia intelligente per dare una riapertura graduale sempre ispirata a criteri di prudenza – ha aggiunto – però, questo non deve far venir meno l’impegno del governo a ristorare queste aree della nostra Italia, perché aprire una stagione sciistica al 15 di febbraio sarebbe come aprire una stagione estiva per le spiagge il primo settembre, quando la stagione è già finita”. “Pertanto è necessario che se da una parte si permettono le riaperture in sicurezza degli impianti sciistici – ha concluso – dall’altra i ristori che si attendono dal governo per questo settore, siano immediati e certi
Stesso discorso per la Lombardia, dove l’ordinanza firmata dal governatore Attilio Fontana prevede che in ogni stazione sciistica il numero massimo delle presenze giornaliere non potrà superare il 30% della portata oraria complessiva di tutti gli impianti di risalita, mentre per le stazioni sciistiche che non hanno più di due impianti, il numero massimo è determinato nella misura del 50% della portata oraria complessiva.
In Veneto il governatore Luca Zaia sta preparando l’ordinanza regionale per riaprire le piste da sci da lunedì prossimo: “Non sappiamo ancora se si riapre o no: dipende dal Cts e dal governo, dalle linee guida che prevederà. Siamo in attesa anche noi. Il Veneto è zona gialla e quindi può riaprire gli impianti sciistici e faremo di tutto per riaprirli”, ha assicurato.
L’economia che ruota intorno al turismo invernale, secondo la Coldiretti, ha un valore stimato prima dell’emergenza Covid tra i 10 e i 12 miliardi di euro all’anno tra diretto, indotto e filiera. Un settore ora in forte sofferenza.