“Sono trascorsi trentotto anni dalla tremenda Strage di Bologna, che straziò 85 vite innocenti, con indicibili sofferenze in tante famiglie, ferendo in profondità la coscienza del nostro popolo. Il tempo non offusca la memoria di quell’attentato, disumano ed eversivo, che rappresentò il culmine di una strategia terroristica volta a destabilizzare la convivenza civile e, con essa, l’ordinamento democratico fondato sulla Costituzione. L’orologio della stazione, fissato sulle 10 e 25, è divenuto simbolo di questa memoria viva, di un dovere morale di vigilanza che è parte del nostro essere cittadini, di una incessante ricerca della verità che non si fermerà davanti alle opacità rimaste”, queste le parole del presidente della Repubblica nel giorno dell’anniversario della strage di Bologna.
Sergio Mattarella ha ricordato come “Bologna e l’Italia seppero reagire” in occasione della strage del 2 agosto 1980 “mostrando anzitutto quei principi di solidarietà radicati nella nostra storia”. “Il popolo italiano – ha continuato il presidente – seppe unire le forze contro la barbarie. Di fronte alle minacce più gravi, le risorse sane e vitali del Paese sono sempre state capaci di riconoscere il bene comune: questa lezione non va dimenticata”. “I processi giudiziari – ha detto Mattarella – sono giunti fino alle condanne degli esecutori, delineando la matrice neofascista dell’attentato. Le sentenze hanno anche individuato complicità e gravissimi depistaggi. Ancora restano zone d’ombra da illuminare. L’impegno e la dedizione di magistrati e servitori dello Stato hanno consentito di ottenere risultati che non esauriscono ma incoraggiano l’incalzante domanda di verità e giustizia”.
A Mattarella fa eco la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, in apertura di seduta. “Se alla stazione di Bologna – ha detto – tuttora c’è l’orologio, fermo per sempre a quel drammatico momento, a ricordarci fin dove possono arrivare l’odio e l’orrore, le Istituzioni hanno il dovere di fare in modo che il tempo non sia passato invano. E non solo per impedire il ripetersi di gesti così folli, ma anche per lenire il dolore con tutto ciò che si ha a disposizione. Non ci possono essere zone d’ombra, a partire dalla ricerca di tutti i colpevoli, di tutte le connivenze”.
Secondo il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede “c’è un obbligo morale prima ancora che politico che ci guida: giungere a una verità certa, libera da zone grigie e sospetti. Questo è l’unico vero modo di onorare le vittime e realizzare le legittime richieste dei familiari”. “Rimango sempre sconvolto – ha aggiunto – di fronte al fatto che, dopo decenni, i familiari chiedono ancora ai politici la verità. È incredibile che dopo che lo Stato si è dimostrato negligente per 38 anni, i familiari dimostrino, dando una lezione di civiltà, di voler credere ancora nello stato. Sento la responsabilità di essere qui. Non devono essere le mie parole a rassicurarvi, ma voglio e pretendo da me stesso che siano i fatti a dimostrarvi che c’è un impegno dello Stato nella ricerca della verità”.
Elisabetta Trenta e il Giuseppe Conte sono intervenuti su Twitter. “Non possiamo e non dobbiamo dimenticare la ferita inferta al nostro Paese. Abbiamo il dovere, politico e morale, di giungere alla piena verità, illuminando le ultime zone d’ombra #StrageDiBologna”, questo il messaggio della ministra della Difesa. “Bologna, #2agosto 1980. Il pensiero va alle 85 vittime della strage di 38 anni fa e ai familiari che attendono ancora risposte. Saremo sempre al loro fianco nella ricerca della verità. Lo dobbiamo a loro e a noi tutti”, scrive invece il presidente del Consiglio.