Emanuele Scieri morì il 16 agosto 1999. Ventisei anni, una laurea in giurisprudenza e già praticante in uno studio legale, scomparve il 13 agosto 1999, lo stesso giorno del suo arrivo alla caserma Gamerra per il servizio militare di leva dopo aver svolto il Car a Firenze. Fu poi ritrovato morto tre giorni dopo, ai piedi di una torre dismessa.
Ora, a 19 anni di distanza, c’è una svolta nelle indagini: sarebbe stata eseguita in queste ore una misura cautelare di arresti domiciliari nei confronti di un ex commilitone del parà con l’accusa di concorso in omicidio. Altre due persone risulterebbero indagate nell’ambito dell’inchiesta, riaperta circa un anno e che ha tratto impulso dalla relazione conclusiva della commissione parlamentare d’inchiesta, nella quale veniva escluso che Scieri si fosse suicidato gettandosi da una torretta d’addestramento e veniva indicata la possibilità che invece fosse stato aggredito.
Stefania Prestigiacomo, deputata di Forza Italia, già vice presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri. ha commentato gli sviluppi: “Apprendiamo con emozione e soddisfazione immensa la svolta delle indagini. Finalmente dopo tanti anni siamo vicini ad una parola conclusiva, siamo vicini alla giustizia per Emanuele e per la sua famiglia. Per arrivare a questo importante risultato sono stati fondamentali i lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte del militare, ai quali da vice presidente ho partecipato con trasporto e spirito di servizio unitamente agli altri colleghi a partire dalla Presidente Amoddio”. “Grazie alle nostre oltre settanta audizioni, – ha continuato – alla nostra attività, alla nostra determinazione nella ricerca della verità , la Procura di Pisa ha riaperto le indagini per arrivare ai risultati odierni. Una dimostrazione di come il lavoro parlamentare e delle Commissioni di inchiesta, tante volte disprezzate, se svolto con reale volontà di ricerca della verità possa contribuire attivamente alla vita democratica del Paese”. “Siamo sempre stati convinti – ha concluso Prestigiacomo – che la tesi del suicidio fosse strampalata. Emanuele era un ragazzo pieno di vita, con una bella famiglia alle spalle e con tanti progetti per il futuro. Purtroppo la sua morte traumatica è stata sicuramente causata da un atto di nonnismo o da un terribile gioco finito male. Dispiace che in tutti questi anni i vertici della Folgore, corpo amato incondizionatamente dagli italiani, abbiano preferito voltarsi dall’altra parte negando ogni evidenza e sostenendo l’insostenibile. Oggi, dopo 19 anni si rompe un muro di omertà e si apre alla possibilità concreta di giustizia per Emanuele Scieri”.