È iniziato puntuale, intorno alle 11, il consiglio d’amministrazione di Telt (Tunnel Euroalpine Lyon-Tourin) chiamato a concludere la discussione sui bandi di gara della Torino-Lione, sospesa lo scorso 19 febbraio. La riunione si svolge in videoconferenza tra Roma e Parigi. Dall’inaugurazione dello stabilimento Fincantieri Infrastructure a Valeggio sul Mincio, nel Veronese, presidente del Consiglio, Giuseppe Conte ribadisce: “Lavoreremo sul dossier Tav. Avrò un’interlocuzione con la Francia e con la commissione europea per approfondire le criticità emerse”.
Il via libera agli ‘avis de marché’ sulla Tav “è il primo passo ed è un passo necessario, ma ne serviranno altri”, ha dichiarato il portavoce della Commissione europea per i trasporti, Enrico Brivio, spiegando che “se i lavori non procedono come previsto, per ritardi o altre ragioni, sarà necessario rivedere il grant agreement”, ovvero il contributo europeo all’opera. In sostanza, i finanziamenti europei verranno ridotti “in base al principio ‘se non usi i fondi li perdi”.
La Telt farà partire i bandi per i cantieri ma il governo italiano, con un escmotage linguistico ha chiesto alla Telt di non procedere all’assegnazione. La Telt non l’avrebbe fatto comunque perché questa fase è una raccolta di disponibilità da parte delle aziende. Solo più in là ci saranno le gare vere e proprie. Il fatto è che Conte, nelle prossime settimane, dovrà cercare di convincere la Francia e l’Unione Europea (Macron e Juncker) che sulla Tav tutti hanno sbagliato in questi anni e solo il suo governo ci ha visto giusto e, adesso, grazie all’analisi costi-benefici del prof. Marco Ponti ha in mano le carte per dire che la Tav è inutile. Di Maio e i M5S pensano che il confronto porterà a seppellire per sempre il progetto, ma Salvini e la Lega, pensano che, invece, dal confronto uscirà una Tav magari ridimensionata ma confermata. L’opposizione e i “Si Tav”, intanto, faranno partire le procedure per il referendum da temersi il 26 maggio con europee e regionali piemontesi.