Sì Tav o No Tav? Per smuovere la situazione, ancora bloccata dopo l’ok alla mozione Lega-M5S sulla ridiscussione dell’opera, Sergio Chiamparino chiede un referendum per dare voce ai piemontesi. “Oggi chiedo al Consiglio regionale di verificare se ci sono le condizioni per fare una consultazione popolare, e cioè per fare pronunciare i piemontesi su una cosa molto semplice e cioè sul fatto che il governo sta bloccando i lavori della Torino-Lione“, dice il governatore a margine del Consiglio regionale. “Se poi non ci saranno le condizioni valuteremo cosa fare, ma l’articolo 86 dello Statuto regionale prevede le consultazioni popolari”, aggiunge Chiamparino sostenendo che la Tav, “che per altro si sta facendo, è un tema che sta molto a cuore ai piemontesi”. Chiamparino pensa a un referendum il 26 maggio in contemporanea con le elezioni regionali e con le europee. “Questo consentirebbe – spiega – di non avere maggiori spese e di stimolare la partecipazione degli elettori alle regionali e alle europee”.
Quanto alle critiche arrivate da più parti, dagli industriali alla sindaca di Torino, Chiara Appendino, sull’ipotesi di indire un referendum, il governatore replica: “Ho i miei dubbi che non sia giusto chiamare i cittadini al voto su temi che attengono alla politica. Dopo di che, che non ci sia bisogno di fare un referendum sulla Tav questo è vero, perché l’opera è stata già decisa. Io infatti chiamerò i cittadini a pronunciarsi sul fatto che il governo Lega-Cinque Stelle ha bloccato il progetto”. Secondo Chiamparino, inoltre, il referendum non allungherà i tempi sulla Torino-Lione e lancia l’appello: “Se il governo ritiene di farla ne ha l’occasione l’11 marzo, quando è fissato il cda di Telt. Basta che in quell’occasione si dia il via libera ai bandi e il problema è risolto”.
Il presidente della Regione Piemonte affronta poi il nodo dell’occupazione: “Non so quanti posti lavoro si perderebbero in prospettiva se si bloccasse la Tav: ma so per certo che mille lavoratori impegnati ora nel cantiere italiano sarebbero subito a casa. O come minimo in cassa integrazione”.