“Il Pd coi suoi gruppi parlamentari dovrebbe presentare a settembre una mozione in parlamento in cui chiede di andare avanti con la realizzazione della Tav, mettendo così i 5 stelle nella condizione di dover votare un documento al di là della propaganda. È l’occasione per ribadire a Toninelli che, anziché scrivere solo sui social, da ministro delle Infrastrutture dovrebbe fare un decreto, se vuole davvero bloccare la Torino Lione”. Parola di Stefano Esposito, ex senatore dem noto per le sue posizioni pro alta velocità, che commenta a LaPresse le parole dello storico leader del movimento No Tav Alberto Perino che ha accusato i Cinque stelle di limitarsi a “sterili proclami invece di fare atti amministrativi“.
Perino ha poi sottolineato “non ho preso le distanze dai 5 Stelle. Mi sono limitato a constatare che avrebbero potuto fare molte cose per mettere in difficoltà il sistema Tav e non l’hanno fatto. Questo non significa sconfessare o prendere le distanze dai 5 Stelle”. Ma la polemica è scoppiata. E sui giornali si è parlato di ‘fine dell’idillio’ fra No Tav e grillini.
Che peso possono avere le accuse di Perino nei confronti dei 5 Stelle? Premesso che Perino non pare avere oggi una particolare presa o rappresentanza politica, tuttavia rappresenta ciò che resta del Movimento No Tav. Il M5S ha utilizzato la vicenda della Tav e ora che si trova a governare ha messo la questione nella mani di Toninelli. E Perino ha capito bene che dopo due mesi di governo, a parte i tweet e le dichiarazioni stampa, il Movimento 5 stelle non ha fatto una sola azione concreta per dare seguito a quei proclami.
Lei a Toninelli a questo punto cosa ha da dire? Io lo sfido: se davvero vuole provare a bloccare gli appalti e le procedure in corso, Toninelli ha una strada semplicissima. Porti in consiglio dei ministri un decreto urgente. Lo faccia approvare al cdm e poi lo porti in parlamento. E do anche un suggerimento al mio partito, il Pd, e al segretario Maurizio Martina: a settembre portino nelle Camere una mozione parlamentare che impegna il governo a proseguire sulla strada prevista dai trattati internazionali per la realizzazione della Torino-Lione e una mozione che sostenga la proposta del Presidente della Regione Sergio Chiaparino di un referendum popolare se il governo vorrà lo stop dell’opera. Sarebbe il modo per fare esplodere le contraddizioni interne all’esecutivo Lega-M5S. E se non vuole approvarla, la maggioranza che sostiene il premier Conte dovrà approvarne una che dice esattamente il contrario. E’ cosi che si stana la furberia e l’incompetenza.
Che obiettivo secondo lei ha davvero il M5S al governo sulla questione Tav? Dare qualche ‘polpettina’ all’opinione pubblica: come non fare più la stazione internazionale di Susa. Ma a Perino questo certo non basta. In realtà non sanno come uscirne da una vicenda complessa e delicata che ha a che fare con il ruolo internazionale dell’Italia.
C’è chi ha paventato un autunno caldo sul fronte Tav. Lei teme un clima pericoloso? Non vedo grandi differenze rispetto a prima. Il movimento No Tav nella parte popolare ormai non esiste praticamente più, ma mi pare ‘utilizzato’ dall’area antagonista anarchica. Le azioni violente sono state fermate dalla magistratura e non certo perché il M5S teneva buoni i responsabili. Anche se con i 5 stelle al governo l’atteggiamento è cambiato e qualche settimana fa sono tornati gli attacchi al cantiere. Dopo le parole di Perino magari ci sarà chi avrà una ragione in più per dire “coloro che rappresentano lo Stato sono tutti nemici” e per invocare l’ “azione diretta” senza mediazioni politiche.