“Stupito? Pensi quanto posso esserlo io dopo la decisione del sindaco di Torino di abbandonare l’Osservatorio”. Paolo Foietta commissario del Governo e presidente dell’Osservatorio della Torino-Lione confida a LaPresse tutta la sua amarezza per la decisione del Comune di Torino di abbandonare l’Osservatorio.
Mai avuto sentore di quel che stava maturando?
Nessun avviso, nessuna sensazione negativa. Anzi avevo avuto rassicurazioni dal sindaco Appendino sul fatto che il Comune di Torino avrebbe continuato a dare il suo contributo all’Osservatorio.
E allora perchè questa decisione?
La risposta dovrebbe darla Appendino anche perchè io rappresento la Presidenza del Consiglio, non sono un privato cittadino a cui si può dire che da domani si stacca la spina. C’è un galateo istituzionale che non può essere ignorato. Lo sa come ho saputo di questa decisione? Ero dal dentista e ho cominciato a ricevere telefonate su telefonate dove mi si diceva che la sindaca aveva indetto una conferenza stampa annunciando la sua uscita dall’Osservatorio.
Però si sarà dato una spiegazione di questo modo di fare.
E’ l’idea di una politica talmente ideologizzata che porta a pensare che tutto sommato sia meglio non fare in nome del ‘io sono contro tutto e contro tutti’. Una politica che, me lo lasci dire non porta da nessuna parte”.
C’entra qualcosa lo scontro sul referendum?
Possibile. D’altra parte domani Grillo è a Torino per chiudere la campagna elettorale. Non vorrei che Appendino sia stata nell’occasione richiamata, diciamo così, all’ordine.
Sul piano pratico cambia qualcosa per il progetto Tav dopo l’uscita di scena del Comune?
Assolutamente nulla. L’Osservatorio era una opportunità offerta agli enti locali per condividere il progetto fornendo soluzioni, indicando criticità, esponendo le sollecitazioni delle comunità interessate. Stanno fuori? Bene, il progetto va avanti e non avranno diritto di parola nella fase della sua elaborazione. Semplic.