Sono 328 i morti e oltre 2.500 i feriti per il forte terremoto di magniturdo 7,2 che ha colpito domenica sera verso le 21.30 la zona di confine tra Iran e Iraq.
Il vicepresidente dell’Organizzazione per la gestione delle crisi dell’Iran, Behnam Saidi, aveva fornito dati leggermente inferiori, ma l’ultimo aggiornamento dell’Isna, l’agenzia degli Studenti iraniani, ha spostato più in su un bilancio che, purtroppo, sembra ancora destinato a peggiorare. Il sisma, che si è concentrato a 103 km a sud-est della città di Sulaymaniyah, Iraq, è stato avvertito in diverse province iraniane che confinano con l’Iraq. Oltre 20 villaggi iraniani nella Provincia di Kermanshah sono stati danneggiati. Interrotte le forniture di corrente elettrica e acqua. Almeno trenta squadre di emergenza iraniane sono state inviate alla regione colpite dalle scosse con elicotteri e mezzi di soccorso terrestri. Ma lo sforzo maggiore è stato possibile solo alle prime luci dell’alba.
Le città più colpite in Iran sono state Ghasre Shirin a Kermanshah e Azgaleh. Il presidente iraniano Hassan Rouhani, in una telefonata con il ministero dell’Interno, ha sottolineato la necessità di un massimo sforzo dei soccorsi. In Iraq, i funzionari hanno detto che il terremoto ha ucciso sei persone nella provincia di Sulaimaniyah e ferito più di 150.
Il terremoto è stato sentito in molte province irachene nelle regioni nord e centrali, tra cui la capitale Bagdad. La maggior parte delle vittime si è verificata nella città di Darbandikhan, circa 35 km a sud-est della città di Sulaimaniyah. La gente è stata uccisa e ferita dal crollo delle case, oltre che ad una frana sulla montagna vicina alla diga di Darbandikhan. Le vittime a Darbandikhan potrebbero salire di numero. Nasih Mala Hassan, sindaco di Darbandikhan sta organizzando l’evacuazione dei cittadini che abitano le aree più vicine alla diga le cui condizioni di stabilità non sono certe.