“Veniamo accusati di essere socialmente pericolosi per il nostro impegno politico, per quello in cui crediamo, per le nostre idee”. Così Jacopo Bindi, uno degli italiani (con Maria Edgarda Marcucci e Paolo Andolina) che hanno combattuto l’Isis in Siria con i curdi ritenuti dalla Procura di Torino “socialmente pericolosi” a margine dell’ultima udienza per l’applicazione della “sorveglianza speciale”. “Le tante persone che sono venute in udienza a sostenerci dimostrano che nella società italiana non veniamo percepiti pericolosi noi ma l’azione di questo tipo di magistratura e polizia”, ha continuato Bindi. “Visti gli elementi prodotti sono convinto che non si possa applicare nessuna misura di prevenzione”, ha aggiunto l’avvocato Claudio Novaro
Torino: in Siria contro l’Isis, si difendono gli italiani considerati dalla Procura “Socialmente pericolosi”
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