“Mio padre è stato uno degli ultimi ad essere estratto vivo. Dovevo prendere quel treno anche io, ringrazio il fatto di essere pigro”. È la testimonianza dall’ospedale San Raffaele di Milano di Davide, figlio di uno dei feriti rimasti coinvolti nell‘incidente ferroviario di Pioltello (Milano).
“Mio padre, sotto shock, ha detto che i soccorsi sono stati ottimi, dall’estrazione sul posto a poi le cure mediche prestate in ospedale. L’unica recriminazione che faccio è a chi gestisce le informazioni della linea ferroviaria”, afferma l’uomo, quarant’anni. “Il problema principale – racconta – è la mancata comunicazione ai famigliari dei coinvolti. Solo grazie alla lucidità di mio padre sono riuscito a sapere cosa è successo. Lui era a bordo della carrozza più devastata, e quando i soccorritori lo hanno tirato fuori dalle lamiere ha dato il numero del telefono di casa a una signora chiedendole di chiamarci per dirci cosa era successo e che era salvo”.
“A quel punto – continua Davide – ho chiamato due volte il call center delle ferrovie e mi è stato detto che non c’erano né vittime né feriti. Il tempo di arrivare a casa e vedere le notizie per capire che la situazione era invece molto grave. Ho quindi richiamato il call center e mi è stato detto che non avevano alcuna informazione da darmi. Per fortuna un’ora e mezza dopo l’incidente mio padre si è fatto prestare il cellulare da un’infermiera che lo stava portando in ambulanza in ospedale, e ci siamo precipitati al San Raffaele. Ma se non fosse stato lucido non avrei saputo niente”. L’anziano, riferisce il figlio, “ha una frattura scomposta a una caviglia, ma il trauma più forte è quello psicologico”.