Sconcerto nell’intelligence degli Stati Uniti dopo che, sul Russiagate, il presidente Usa Donald Trump ha detto che crede al presidente russo Vladimir Putin. “Penso che Trump sia, per qualche ragione, o intimidito da Putin, spaventato da quello che potrebbe fare, o da cosa potrebbe emergere da queste indagini…Oppure che sia ingenuità, ignoranza o paura in termini di quello che Trump fa in relazione ai russi”, ha affermato John Brennan, ex direttore della Cia dal 2013 al 2017, parlando al programma ‘State of the Union’ sulla Cnn.
A lui ha fatto eco l’ex direttore dell’intelligence nazionale, James Clapper, presente nella stessa trasmissione, il quale ha affermato che i leader stranieri che solcano il red carpet sono in grado di manipolare Trump: “Credo che i cinesi e i russi pensino che possono prenderlo in giro”, ha detto.
Brennan, che ha lasciato l’incarico dopo l’arrivo di Trump alla Casa Bianca, ha definito “sconcertante” il “rispetto” espresso da Trump per il leader del Cremlino. Dal Vietnam, dove si trovava in visita prima di arrivare nelle Filippine, negli ultimi due giorni Trump ha rilasciato su Putin e sul Russiagate dichiarazioni contraddittorie. Inizialmente sabato, dopo un breve incontro avuto con il presidente russo a margine dell’Apec, ha riferito che Putin gli ha detto di non essersi intromesso: “Quando mi vede dice sempre che non lo ha fatto e davvero gli credo quando lo dice. Parla seriamente”, aveva affermato Trump, aggiungendo che “credo che si senta molto insultato da questo, che non è una buona cosa per il nostro Paese”.
A gennaio scorso l’intelligence Usa aveva diffuso un’informativa in cui assicurava che Mosca ha provato a interferire nelle presidenziali Usa di novembre 2016, dunque su Trump si è scatenata una bufera, accusato di riporre maggior fiducia in Putin che negli 007 Usa. Poche ore dopo le dichiarazioni di Trump, il direttore della Cia da lui nominato, Mike Pompeo, ha diffuso una nota in cui ribadiva il suo sostegno all’informativa dell’intelligence sull’ingerenza russa nelle elezioni del 2016 e aggiungeva che la sua opinione in merito “non è cambiata”. A questo punto è giunta la marcia indietro di Trump. Parlando in conferenza stampa a Hanoi insieme al presidente vietnamita
Tran Dai Quang, quando i giornalisti gli hanno chiesto chiarimenti ha risposto così: “Quello che ho detto è che credo che Putin lo creda” cioè “io credo che lui creda che né lui né la Russia hanno interferito nelle elezioni” ma “se io ci credo o no, io sto con la nostra agenzia. Io credo alle informazioni delle nostre agenzie”, ha affermato riferendosi all’intelligence. Il dossier dell’intelligence Usa, intitolato ‘Valutando le attività e intenzioni della Russia nelle recenti elezioni degli Stati Uniti’, sottolinea che Mosca aveva provato a influenzare il voto a favore di Trump, candidato repubblicano, contro la candidata democratica Hillary Clinton, e per questo aveva hackerato migliaia di account di posta elettronica dei server del Comitato nazionale democratico.
Clapper, che era fra i responsabili dell’informativa, in un’intervista ha chiarito quanto emergeva dal documento: “I russi non hanno buone intenzioni verso gli Stati Uniti, e non dovrebbe esserci alcuna illusione né ambiguità su questo. E il nostro presidente alimenta questa ambiguità”, ha dichiarato Clapper. Stupore per le dichiarazioni di Trump anche dalle file del suo partito repubblicano. “Non c’è niente di ‘America first’ nell’avere fiducia più nelle parole di un colonnello del Kgb che nell’intelligence statunitense. Vladimir Putin non difende gli interessi degli Stati Uniti”, ha detto John McCain, senatore repubblicano e candidato alla presidenza Usa nel 2008. “Credere il contrario non è solo ingenuo, ma pone anche a rischio la nostra sicurezza nazionale”, ha concluso.