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Trump ha deciso, telefonata ad Abbas: “Sposterò ambasciata Usa a Gerusalemme”

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Trump ha deciso. Il presidente degli Stati Uniti ha informato il presidente palestinese Mahmoud Abbas che intende spostare l’ambasciata Usa in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. A riferirlo il portavoce di Abbas, Nabil Abu Rdainah, senza precisare se Trump abbia o meno fornito indicazioni sulla tempistica. A chiamare è stato Trump, ha riferito ancora il portavoce, aggiungendo che “il presidente Abbas ha avvertito delle conseguenze pericolose che una decisione del genere avrebbe sul processo di pace e su pace, sicurezza e stabilità della regione e del mondo”.

Sulla possibilità di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele era stata espressa preoccupazione dal presidente francese, Emmanuel Macron, nel corso di una telefonata. E il capo della Lega araba, Ahmed Aboul Gheit aveva definito la mossa una “misura pericolosa” che avrebbe ripercussioni” nella regione. Ma l’avvertimento più forte è quello del presidente turco Recep Tayyp Erdogan: “Signor Trump, Gerusalemme è la linea rossa per tutti i musulmani” e “potremmo arrivare fino al taglio delle relazioni diplomatiche con Israele”, ha dichiarato a una riunione del suo partito Akp. Esplicitando poi: “Avverto gli Stati Uniti di non intraprendere un passo del genere, che aggraverà i problemi nella regione”.

Il premier di Israele, Benjamin Netanyahu, finora non è intervenuto direttamente sulla questione. Ma la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, ha fatto sapere che Trump ha già parlato al telefono o ha in programma di parlare con una serie di leader in Medioriente, tra cui Netanyahu. Intanto, il ministro israeliano di Intelligence e Trasporti, Yisrael Katz, ha respinto su Twitter le minacce della Turchia: “Non prendiamo ordini né accettiamo minacce dal presidente della Turchia” e “non ci sarebbe nessuna mossa storica più giustificata o appropriata adesso che quella di riconoscere Gerusalemme, capitale del popolo ebraico negli ultimi 3mila anni, come capitale dello Stato di Israele”.

Se Washington effettivamente dichiarasse Gerusalemme capitale di Israele, si tratterebbe della rottura della tradizionale posizione politica Usa portata avanti da decenni, secondo cui lo status di Gerusalemme va deciso nei negoziati. Israele ha preso il controllo di Gerusalemme Est nella guerra del 1967 e successivamente l’ha annessa dichiarando l’intera città di Gerusalemme sua capitale; la dichiarazione, però, non è stata riconosciuta a livello internazionale e i palestinesi rivendicano Gerusalemme Est come capitale del loro futuro Stato. La notizia del possibile riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele, secondo quanto emerge da fonti ufficiali Usa, ha anche scatenato una resistenza interna da parte dell’ufficio Affari del vicino oriente del dipartimento di Stato Usa (Nea), che gestisce gli affari nella regione. Un consigliere del presidente palestinese Abbas, Nabil Shaath, avverte che il rischio è di far naufragare gli sforzi per la pace: “Se Trump davvero domani o dopodomani dice ‘Riconosco Gerusalemme intera come capitale dello Stato di Israele’ ha distrutto ogni chance di potere giocare un ruolo per ottenere l’accordo del secolo di cui parla da un po’”, ha dichiarato.

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