La parola alla difesa di Donald Trump, nel processo d’impeachment che ha preso il via all’inizio della settimana in Senato. I legali dell’ex inquilino della Casa Bianca hanno strenuamente respinto l’accusa di “incitamento all’insurrezione” rivoltagli dal Senato per l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio, denunciando il processo come “odio” politicamente motivato e come l’ennesimo capitolo della “caccia alle streghe” dei Dem contro il magnate. Gli avvocati dell’ex presidente hanno preso la parola dopo l’accusa, dichiarando davanti ai senatori che Trump aveva il diritto di contestare i risultati del voto e che farlo non ha significato incitare alla violenza, neppure nel discorso di quel 6 gennaio. Quando, quel giorno, dal podio esortò la folla di sostenitori a “combattere come furie” per opporsi alla certificazione del risultato elettorale a lui sfavorevole, in corso al Congresso. Per mesi, prima, aveva denunciato inesistenti brogli elettorali.
“È ordinaria retorica politica, virtualmente non distinguibile dal linguaggio usato in tutto lo spettro politico per centinaia di anni”, ha detto in aula Michael van der Veen, uno dei legali di Trump. “Un numero incalcolabile di politici ha parlato di combattere per i propri principi”, ha aggiunto. A sostegno di quest’affermazione, la difesa ha mostrato in aula un montaggio video in cui molti democratici, dalla vice presidente Kamala Harris al leader democratico del Senato Chuck Schumer, esortano i sostenitori a “combattere” (senza contesto).
Dopo che nei giorni scorsi i senatori hanno assistito alle scioccanti immagini dei parlamentari braccati dalla folla violenta all’interno dell’edificio del Congresso, i legali di Trump hanno fatto anche un’ammissione: la violenza è stata traumatica, inaccettabile e illegale, proprio come sostengono i Dem. Ma Trump non l’ha ordinata, hanno aggiunto gli avvocati: l’assalto, secondo Van der Veen, è stato commesso da persone che hanno preso il controllo di quello che era stato pensato come un evento pacifico. “Non si può incitare ciò che deve accadere”, ha detto.
L’ammissione sembra perfetta per far leva sui senatori del Gop che vogliono mostrare di condannare la violenza, ma non vogliono condannare Trump. Biden, interrogato da Cnn sul processo (su cui ha mantenuto ampio riserbo, facendo ripetere ai suoi portavoce che decidere spetta ai senatori), ha detto di essere “semplicemente ansioso di vedere come i miei amici repubblicani si comporteranno, se si faranno avanti” nel votare per condannare l’ex presidente. I democratici, oltre a volere la condanna del magnate, puntano anche a impedirgli di candidarsi nuovamente a incarichi di livello federale. Le chance che sia condannato, tuttavia, a causa della necessaria soglia di due terzi, è poca.