La Federal Reserve alza i tassi di interesse negli Stati Uniti di un quarto di punto, dall’1,5-1,75% all’1,75-2%. È quanto si legge nella dichiarazione diffusa dal Fomc, il braccio monetario della Fed, al termine della due giorni di vertice. La decisione era attesa dagli analisti. Si tratta del secondo ritocco al rialzo del costo del denaro dall’inizio dell’anno.
Questo è anche il settimo aumento dei tassi dall’uscita dalla politica del tasso di interesse zero a fine 2015 adottata per sostenere la ripresa dopo la crisi finanziaria. La decisione suggerisce che il costo dei prestiti delle banche per auto, case e per il credito al consumo potrebbero aumentare presto. L’inflazione ha toccato l’obiettivo del 2% annuo negli ultimi due mesi, ma la Banca centrale ha ribadito che accetta un obiettivo di inflazione “simmetrico”, il che significa che tollererà che i prezzi salgano un po’ sopra questo livello, senza premere bruscamente il freno monetario. La Fed continua a definire la sua politica monetaria come “accomodante”.
Riviste al rialzo anche le stime sul Pil Usa nel 2018, portando l’incremento atteso al 2,8%, a fronte del 2,7% stimato nello scorso marzo. Invariate rispetto a tre mesi fa le previsioni di crescita per il 2019 e il 2020, rispettivamente al 2,4% e al 2%. Nella media di lungo termine la Fed stima un incremento del Pil dell’1,8%.
Per quanto riguarda la disoccupazione, la Fed vede un tasso al 3,6% nel 2018, al 3,5% nel 2019 e al 3,5% nel 2020, in miglioramento a fronte dei rispettivi 3,8%, 3,6% e 3,6% stimati nello scorso marzo. L’inflazione è vista al 2,1% per tutti e tre gli anni, in accelerazione da 1,9% nel 2018, 2% nel 2019 e 2,1% nel 2020 previsti alla fine del primo trimestre. L’inflazione ‘core’, che esclude alimentari e cibo ed è quella monitorata con attenzione dal comitato di politica monetaria, è vista al 2% quest’anno, contro l’1,9% stimato a marzo, ma le previsioni per i prossimi due anni sono rimaste invariate al 2,1%.
Segnalati quattro aumenti dei tassi di interesse Usa per il 2018 e quattro nel 2019. Nel 2018 la Bance centrale ha già alzato il costo del denaro due volte, includendo la decisione odierna.