Gli Usa ordinano controlli medici su tutti i bambini migranti in custodia al confine con il Messico. Dopo l’emozione e l’indignazione suscitata dalla morte di un secondo bimbo guatemalteco mentre era sotto la tutela della US Customs and Border Protection (Cbp), Washington vara nuove misure. Il caso di Felipe Alonzo Gomez, questo il nome del bambino, ha commosso diversi deputati. Tanto più che è giunto solo 16 giorni dopo la morte di un’altra bambina guatemalteca in custodia degli agenti di frontiera Usa, Jakelin Caal, di 7 anni, probabilmentei migranti provenienti dal Centro America, contro cui Trump ha dispiegato al confine la Guardia nazionale prima delle elezioni di Midterm.
Intanto, la Cnn riferisce che l’amministrazione Trump farà ricorso in appello contro la decisione del giudice federale Jon Tigar, che lo scorso 19 dicembre ha bloccato la stretta sull’asilo introdotta dal presidente Usa a novembre con ordine esecutivo. Il decreto firmato da Donald Trump intendeva impedire ai migranti entrati illegalmente negli Usa di presentare richiesta di asilo, consentendolo solo a chi accedeva dai varchi di confine ufficiali.
I casi dei due bambini morti al confine con il Messico hanno scosso gli Usa. La piccola Jakelin Caal è stata sepolta martedì in Guatemala, nel cimitero di San Antonio Secortez, villaggio isolato della comunità indigena di Raxruha, circa 150 chilometri a nord della capitale Città del Guatemala. Quanto al bimbo di 8 anni deceduto lunedì (di cui si è saputo martedì), è venuto fuori che era originario di un villaggio maya nell’ovest del Guatemala vicino alla frontiera con il Messico. Era stato arrestato il 18 dicembre alla frontiera di El Paso, in Texas, dalla Cbp, e lunedì era stato trasferito con il padre nel Centro medico regionale Gerald Champion di Alamogordo, in New Mexico, dopo avere mostrato dei “segni di una possibile malattia”. Secondo quanto si legge in una nota trasmessa dal Cbp ad AFP, inizialmente lo staff gli avrebbe diagnosticato un raffreddore, ma successivamente si è scoperto che il bambino aveva anche la febbre. È stato rilasciato a mezzogiorno, con prescrizioni di ibuprofene e antibiotico amoxicillina. Il piccolo è stato poi trasferito in ospedale con nausea e vomito ed è morto lunedì poco prima di mezzanotte. La US Customs and Border Protection ha riferito di non aver stabilito una causa ufficiale della morte, ma garantisce che assicurerà “un esame indipendente e approfondito delle circostanze”. E il governo del Guatemala ha chiesto alle autorità Usa una “indagine trasparente e seria su questo caso”.
Il tutto avviene mentre Donald Trump – che ha fatto della lotta contro l’immigrazione illegale il suo cavallo di battaglia – porta avanti una battaglia con il Congresso per ottenere il finanziamento del suo progetto di costruire un muro alla frontiera con il Messico, promessa chiave della sua campagna elettorale del 2016 per la quale ha accettato piuttosto lo shutdown: “Il governo non riaprirà finché non avremo un muro, una recenzione, o comunque vogliano chiamarla”, ha ribadito martedì il tycoon. La richiesta di Trump di una barriera fisica al confine fra Stati Uniti e Messico, un pilastro delle sue promesse elettorali, è stata respinta dei democratici e da parte dei repubblicani; in risposta, Trump la scorsa settimana si è rifiutato di firmare la legge relativa alla spesa pubblica dello Stato, fermando di fatto temporaneamente il finanziamento di una serie di uffici governativi e determinando appunto lo shutdown, giunto al suo quinto giorno.