Si aggravano le accuse nei confronti di Derek Chauvin e sono stati arrestati anche gli altri tre poliziotti coinvolti nell’arresto e nell’uccisione dell’afroamericano George Floyd. I quattro agenti erano stati licenziati ma solo Chauvin era stato accusato di omicidio di terzo grado e di omicidio colposo di secondo grado. Accuse considerate troppo lievi dalla famiglia Floyd e dal legale Ben Crump, che fin dall’inizio ha parlato di omicidio premeditato, portando come prova i video che ritraggono Chauvin mentre per 8 minuti e 46 secondi preme con il suo ginocchio sul collo di Floyd, mentre l’uomo gli ripete più volte di non riuscire a respirare. Crump si era detto fiducioso che le accuse sarebbero state aggravate prima del funerale a Minneapolis, dell’uomo diventato ormai un martre e un simbolo, una cerimonia oggi a cui parteciperà anche il candidato democratico alle presidenziali Usa 2020, Joe Biden.
L’incriminazione degli agenti era stata chiesta a gran voce dai manifestanti, che per giorni hanno sfilato nelle strade di circa 80 città negli Usa al grido di: ‘No Justice, no Peace’, nessuna pace finché non verrà fatta giustizia. Troppe volte nella storia degli Usa i poliziotti che hanno ucciso o picchiato violentemente degli afroamericani sono stati poi prosciolti. Come successe per i quattro agenti che picchiarono ferocemente il tassista afroamericano Rodney King. E proprio la loro assoluzione fu la miccia che fece esplodere le rivolte di Los Angeles nel 1992, mettendo a ferro e fuoco l’intera città per giorni.
Lo scontro per la morte di Floyd è arrivato fin dentro l’amministrazione degli Stati Uniti. Da una parte il presidente Donald Trump ha minacciato di schierare l’esercito per sedare le rivolte, tramite l’Insurrection Act, dall’altra il segretario della Difesa Mark Esper si è detto contrario al dispiegamento dei militari e ha preso le distanze dalla contestata foto che lo ritrae accanto al tycoon davanti alla St. John’s Church. Una foto-oppurtunity costata gas lacrimogeni su manifestanti pacifici fuori dalla Casa Bianca. “Non sapevo dove stessimo andando”, ha detto Esper. Intanto il Pentagono ha spostato 1.600 uomini nell’area di Washington DC per dare un eventuale sostegno nel contenimento delle proteste. Sarebbe la prima volta dal ’92, proprio quando infuriò la rivolta di Los Angeles, che il governo schiera l’esercito per le strade delle città americane. Ma Trump non ha fatto mistero di voler buttare benzina sul fuoco nello scontro. Nessun invito alla pace è arrivato dal presidente, che ha invece invitato i governatori e gli amministratori democratici a essere più duri con i manifestanti. Sul terreno delle proteste si gioca anche la rielezione alla Casa Bianca, con lo sfidante, il democratico Joe Biden, tradizionalmente forte nei voti della comunità afroamericana. “Ho fatto più io in 3 anni e mezzo che Biden in 43 anni” per la comunità nera, ha detto Trump su Twitter che si è definito il presidente più attivo sul tema, secondo solo a Lincoln. Intanto le proteste si fanno sempre più pacifiche, anche a New York City, dove il sindaco Bill de Blasio ha riferito che la polizia ha agito bene e la situazione si è placata rispetto ai giorni scorsi. L’invito alla pace è arrivato anche da Papa Francesco, che ha definito il razzismo “intollerabile” ma, ha aggiunto, “con la violenza si perde”.