Donald Trump torna davanti al Congresso statunitense per il discorso solenne dello Stato dell’Unione. Sullo sfondo c’è il muro al confine con il Messico, in un teso clima politico, mentre gli occhi sono puntati sulla lista degli invitati, sulle domande aperte, sulla reazione dei deputati. Si tratta del secondo discorso sullo Stato dell’Unione del presidente repubblicano, a 21 mesi dalle elezioni dove intende candidarsi per un secondo mandato di quattro anni. Il discorso si sarebbe dovuto tenere il 29 gennaio, ma è stato rinviato su invito (con tensioni) della speaker della Camera, la democratica
IL MURO E LA ‘VITTORIA’ DEM. Mentre parlerà davanti ai rappresentanti eletti al gran completo, ci sarà alle sue spalle la nuova speaker, Pelosi. Un’immagine evocativa, dopo che Pelosi gli ha inflitto una dura sconfitta politica, sulla promessa elettorale di costruire il muro in funzione anti-migranti. L’immagine di abile negoziatore che il magnate dell’immobiliare vuole dare di sé ne è stata pesantamente intaccata. Dopo settimane di una bizzarra partita di ‘poker bugiardo’, Trump ha ceduto e messo fine allo shutdown firmando una legge di finanziamento temporaneo dello Stato federale, senza aver ottenuto un dollaro per il suo progetto di muro. Dichiarerà l’emergenza nazionale, per aggirare il Congresso e ottenere i fondi, come ha minacciato?
TRUMP UNIFICATORE? Per il discorso in prima serata, l’irruente presidente ha promesso un appello all’unità e un approccio ottimista. Dovrà barcamenarsi tra la volontà di apparire come unificatore e l’istinto di galvanizzare la propria base elettorale, sensibile alle provocazioni e alle grandi promesse. Dovrà per questo riuscire a rinunciare alla sua retorica incendiaria e ai toni aggressivi dei suoi tweet. “Assieme, possiamo metter fine a decenni di blocco politico, guarire antiche ferite, costruire nuove coalizioni, trovare nuove soluzioni”, dovrebbe dire, secondo estratti diffusi dalla Casa Bianca.
DOMANDE APERTE. Molti gli interrogativi che restano aperti sul suo discorso. Dichiarerà l’emergenza nazionale, procedura eccezionale per aggirare il Congresso e finanziare il muro? Sarà applaudito sui dati economici e del mercato del lavoro, ma quanto lo sarà per la politica estera dai suo colleghi del Gop, mentre molti lo criticano soprattutto sul ritiro dei militari dalla Siria? Annuncerà data e luogo del secondo vertice con il leader nordcoreano Kim Jong-un?
DIVERSITA’. Attesa anche sulla reazione dei neo-eletti: applausi o silenzio? Trump parlerà davanti a un Congresso che non è mai stato così segnato dalla diversità: 127 donne, oltre 50 afroamericane e afroamericani. E i giovani eletti potrebbero farsi sentire: gli occhi sono puntati soprattutto sulla democratica 29enne Alexandria Ocasio-Cortez, che ha invitato come sua ospite Ana Maria Archila. Quest’ultima è diventata nota per aver protestato fortemente nei corridoi del Congresso contro la nomina del giudice conservatore Brett Kavanaugh alla Corte suprema, accusato da varie donne di abusi sessuali.
OSPITI. Tra le persone invitate ci sono l’attivista Nadia Murad, premio Nobel per la pace, ex schiava dei jihadisti in Iraq e componente della minoranza yazida, e l’oppositore venezuelano Carlos Vecchio, nominato nuovo incaricato d’affari negli Usa da Juan Guaido, autoproclamato presidente ad interim e riconosciuto da vari Paesi in contrasto con Nicolas Maduro. Ci saranno poi i familiari di persone uccise da un uomo che la polizia sospetta fosse illegalmente nel Paese, una bambina guarita dal cancro, un agente speciale specializzato in droghe e traffico di esseri umani, un sopravvissuto all’attacco alla sinagoga di Pittsburgh, un bambino che porta il cognome Trump e per questo è vittima di bullismo.
LA RISPOSTA: PER LA PRIMA VOLTA DA UNA DONNA AFROAMERICANA. Sarà Stacey Abrams a rispondere formalmente a nome dei Dem al discorso di Trump: è la prima volta che l’incarico è affidato a una donna afroamericana. Abrams, stella in ascesa del suo partito, non è stata eletta nel voto di midterm, quando era candidata come governatrice dello Stato della Georgia. Se avesse vinto, sarebbe diventata la prima governatrice afroamericana.