Non sono bastate le rassicurazioni della ministra della Salute Giulia Grillo per convincere i dirigenti scolasticim ad aprire le porte di nidi e materne ai bimbi con la sola autocertificazione vaccinale. Proprio sulla presentazione del documento Asl si è consumato lo strappo coi presidi, in bilico tra rispettare e far rispettare le leggi e tutelare la salute dei bambini.
Antonello Giannelli, presidente dell’Anp (Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola – già associazione nazionale presidi), dopo aver avuto un incontro al ministero della Salute con una delegazione presieduta dal capo di gabinetto Alfonso Celotto, ha sottolineato: “Se il decreto Lorenzin fosse modificato nel senso ipotizzato la presenza di bambini non vaccinati nelle scuole relative alla fascia di età 0-6 anni metterebbe a rischio la salute dei bambini che non si possono vaccinare e di quelli le cui difese immunitarie sono indebolite anche temporaneamente, a seguito di patologie varie”.
Sulla possibilità di classi ‘differenziali’, composte dai soli bambini vaccinati in cui inserire i bambini immunodepressi, è stato ribadito il netto dissenso dell’Anp. “Sia perché si porrebbe un grave problema di carattere organizzativo, legato alla composizione delle classi ed alla regola della continuità, sia perché i bambini non sarebbero comunque protetti nei momenti di ricreazione e nei numerosi spazi comuni (mensa, palestra, bagni) e se ne violerebbe, di conseguenza, il diritto alla incolumità”.
Giannelli ha sottolineato che “l’ambiente scolastico è di gran lunga quello più favorevole alla diffusione dei contagi per le caratteristiche dei soggetti presenti, per la loro elevata relazionalità sociale – costituente proprio uno degli obiettivi della scuola stessa – e per le caratteristiche degli ambienti: relativamente poco voluminosi, spesso molto riscaldati e con basso ricambio di aria”.
Il presidente dell’Anp ha infine evidenziato che stanno circolando “evidenti travisamenti delle modalità di ricorso allo strumento dell’autocertificazione, peraltro non utilizzabile in campo sanitario se non a seguito di espressa previsione legislativa. Questo rischia, da un lato, di aumentare il carico di lavoro dei dirigenti scolastici (costretti a controllare la veridicità delle dichiarazioni e a denunciarne gli autori in caso di falso) e, dall’altro, di indurre molti genitori a rilasciare con leggerezza dichiarazioni delle quali potrebbero poi dover rispondere all’autorità giudiziaria penale”. Al termine dell’incontro, l’amministrazione sanitaria si è riservata di valutare quanto esposto dall’Anp e ha proposto di reincontrarne una delegazione prima della fine del mese di agosto.