Nicolas Maduro ha guidato una marcia di migliaia di soldati della Forza armata nazionale bolivariana (Fanb), per dimostrare che l’esercito è unito con lui contro il tentato golpe condotto dall’oppositore Juan Guaido. Il presidente venezuelano ha poi pubblicato sul proprio profilo Twitter le immagini della marcia, accompagnate dal testo: “Continuiamo nella marcia militare con i nostri ufficiali e soldati patrioti della Fanb”. A questo si è aggiunto anche un videomessaggio. “Davanti al mondo, davanti al nostro popolo, – ha dichiarato Maduro su Twitter – questa Forza armata nazionale bolivariana ora deve dare una lezione storica, così mi rivolgo a loro: soldati della patria, è arrivata l’ora di combattere. È giunta l’ora di dare un esempio alla storia e al mondo. E dire che in Venezuela c’è una Fanb (Forza armata nazionale bolivariana, ndr) unita, leale, coesa, unita come mai prima. Sconfiggendo gli intenti golpisti dei traditori che si vendono ai dollari di Washington”.
l leader dell’opposizione venezuelana, Juan Guaidò, che si è autoproclamato presidente ad interim del Paese, aveva invitato i venezuelani a manifestare nell’ambito della “fase definitiva della Operazione libertà”. E sale a quattro il bilancio dei morti negli scontri. Oltre al 24enne morto nello stato venezuelano di Aragua durante la prima giornata di proteste e la donna che ha perso la vita a Caracas mercoledì, Ovcs conferma che anche due adolescenti, di 14 e 16 anni, hanno perso la vita.
Nella rivolta sono rimaste ferite centinaia di persone, tra cui 15 bambini tra i 14 e 17 anni: 26 ad Aragua, 46 a Caracas e 69 Chacao, nello stato di Miranda, uno dei cinque Comuni del Distretto metropolitano della capitale. Secondo la Ong Provea, il giovane, ucciso “durante le proteste, si chiamava Samuel Enrique Mendez. Un deputato dell’opposizione ha diffuso su Twitter un video che mostra un gruppo di manifestanti che marciano per strada con il corpo del ragazzo e cantano l’inno nazionale. L’Ong ha aggiunto che le proteste contro la presidenza di Nicolas Maduro si sono diffuse in 28 stati e le vittime, dal 2013 quando Maduro è stato eletto per la prima volta ad oggi, sono 271.
Se la violenza dovesse aumentare gli Stati Uniti sono pronti a intervenire militarmente. Lo ha dichiarato il segretario di Stato degli Stati Uniti, Mike Pompeo. “Il presidente è stato chiaro in modo trasparente e incredibilmente coerente. L’azione militare è possibile. Se è ciò che è richiesto, è ciò che gli Stati Uniti faranno”. Preferiamo una transizione pacifica al potere, con l’uscita di Maduro e lo svolgimento di nuove elezioni, ma il presidente ha chiaramente fatto sapere che a un certo punto bisogna saper prendere delle decisioni. Trump è pronto a fare ciò che sia necessario”.
Ma la Russia non starà a guardare. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha denunciato “l’influenza distruttiva” degli Stati Uniti sul Venezuela e al telefono con Pompeo, il russo gli ha detto che “l’ingerenza di Washington negli affari del Venezuela è una flagrante violazione del diritto internazionale” e “questa influenza distruttrice non ha nulla a che vedere con la democrazia”, secondo il ministero di Mosca. “La ricerca di queste tappe aggressive è piena di conseguenze”, ha proseguito Lavrov, sottolineando che “solo il popolo venezuelano ha il diritto di decidere il proprio destino, reclamando per questo il dialogo di tutte le forze politiche del Paese”.