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Vertice decisivo Governo-Figc con l’ombra dello spettro Covid a Bologna

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 Ieri alla vigilia del giorno decisivo per la ripartenza del calcio, dopo mesi di attese e temporaggiamenti, un brivido raggelante ha scosso il mondo del pallone costretto a fare i conti con un nuovo possibile caso di Covid-19. L’ultima serie di esami a cui è stato sottoposto il gruppo-squadra del Bologna ha evidenziato un sospetta positività al coronavirus relativa ad un membro dello staff. In via precauzionale la squadra ha sospeso gli allenamenti che riprenderanno domani in forma individuale e ad orari differenziati.

 Nel caso in cui fosse confermata la positività, il gruppo sarà isolato, in ritiro. Ed è proprio la questione della ‘quarantena’ uno dei punti su cui si è più dibattuto negli ultimi giorni e del quale si parlerà nella riunione di oggi alle 18.30 in videoconferenza tra il ministro dello sport, Vincenzo Spadafora, e tutte le componenti del calcio, dalla Figc alla Lega Serie A.

Proprio ieri il Comitato tecnico scientifico del governo ha confermato, in vista del vertice, la norma che prevede una ‘quarantena’ di due settimane in caso di nuova positività smentendo dunque le voci di un alleggerimento della norma stessa e di un possibile accordo ufficioso per ridurre il ritiro ‘forzato’ ad una sola settimana. Nessun trattamento particolare dunque per nessuno.

 Il vertice oggi dovrà annunciare come e quando potrà ripartire il campionato e si concentrerà su tre fronti: oltre alle indicazioni del Cts, sul tavolo il nodo tv (dopo la rottura tra Lega e Sky in merito alla sesta rata che la piattaforma digitale vuole pagare ma solo con uno sconto, come ottenuto per la Bundesliga) e sulle richieste di calciatori e allenatori. La curva dei contagi sotto controllo spinge verso l’ottimismo e la parte sanitaria del protocollo è di fatto identica al testo già approvato. Ma si prevedono interventi nel dettaglio sulla parte organizzativa, nello svolgimento delle operazioni all0’interno dello stadio. Questione calda è anche quella della date: probabile si riparte il 13 giugno con i recuperi in modo da rendere subito ‘armonizzare’ la classifica qualora ci fosse un ulteriore stop. Una settimana in più rispetto al 20 giugno permetterebbe anche di poter concludere la Coppa Italia.

 Il presidente Gabriele Gravina ha puntato sull’importanza della ripartenza. Per il numero uno della Figc solo l’immediato ritorno in campo consentirà al calcio italiano “di attutire il crollo dei ricavi sul breve periodo stimabili altrimenti in oltre 700 milioni, più di 500 generati dal blocco imposto dal Covid-19”, stando a quanto dichiarato sulla piattaforma web dell’osservatorio “Riparte l’Italia”. Gravina ha voluto ricordare i numeri del settore occupazionale del mondo del pallone ricordando “i 100 mila lavoratori, un milione e mezzo di tesserati e i 4,7 miliardi di fatturato”. Il compito della Federcalcio, ha sottolineato, è quello di “fare di tutto, sempre nel rispetto della salute di ogni protagonista, per rimettere in moto il sistema, anche per impedire che la crisi economica comprometta, stavolta sì irreparabilmente, la passione degli italiani verso questo splendido gioco”. Anche l’Aic in vista del vertice ha voluto lanciare il suo messaggio esprimendo, attraverso il presidente Damiano Tommasi, perplessità sulla ripartenza. “Viviamo in un Paese dove il problema pandemia non è risolto, e quindi credo sia normale evidenziare le criticità che vanno affrontate e risolte. I calciatori non sono dei robot e quindi è chiaro che ci siano delle preoccupazioni, che riguardano anche il fatto che se riparte il campionato si dovrà giocare ogni tre giorni”. Il problema degli infortuni non è trascurabile, come dimostra anche il ko che ha costretto il rossonero Zlatan Ibrahimovic a rifare ritorno in patria per accertamenti dopo la lesione al polpaccio rimediata in allenamento.

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