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Vittorio Boiocchi, a Milano caccia ai due killer

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

 La squadra mobile di Milano coordinata da Marco Calì indaga a tutto campo per risalire ai responsabili dell’omicidio di Vittorio Boiocchi, il 69enne pluripregiudicato, ultrà dell’Inter, ucciso sabato da due colpi di pistola sparati al collo e al torace, in via Fratelli Zanzottera, non lontano dalla sua abitazione.
Tutte le piste sono battute dagli inquirenti a cominciare da quella della criminalità e la polizia cerca di risalire alle due persone che a bordo di uno scooter avrebbero messo a segno l’agguato. Gli inquirenti hanno raccolto le prime testimonianze e le indagini procedono su più piani visti i pesanti trascorsi criminali della vittima, che aveva passato 26 anni in carcere per scontare condanne legate ad armi, rapine, droga e altro.

L’ultimo arresto risale a un anno e mezzo fa, quando secondo le accuse, avrebbe progettato il sequestro di un imprenditore per estorsione. L’uomo è deceduto appena arrivato in ospedale, e quando si è diffusa la notizia della sua morte, durante la partita Inter-Sampdoria, una parte dei tifosi della Curva Nord di San Siro ha abbandonato gli spalti.

Tifosi in Curva nord: “Noi costretti a lasciare il settore”

Sui social arriva intanto la denuncia di alcuni supporter nerazzurri: “Noi costretti a lasciare il settore”. La notizia è arrivata agli ultrà presenti allo stadio durante il match Inter-Sampdoria di sabato sera e sui social sono tanti i tifosi presenti ieri allo stadio che hanno denunciato di essere stati obbligati a lasciare l’intero anello della curva nord. Su Twitter, un testimone scrive: “La Curva nord ha obbligato tutti i tifosi lì presenti, donne e bambini compresi, a lasciare la curva con urla e spintoni, ho pagato il biglietto per vedere il primo tempo nel secondo verde e metà del secondo nel terzo verde, un comportamento indecente da parte dei capi ultrà”. Un’altra testimone spiega: “Ieri sera mi trovavo in Curva Nord sono stata minacciata di essere presa a botte se non fossi uscita, ho visto un uomo essere preso a cazzotti davanti a me perché voleva far valere il suo diritto sacrosanto di vedere la partita. Io mi auguro che la società prenda provvedimenti”. C’è chi conferma anche casi di violenza: “Ci stanno costringendo con le minacce a uscire, un padre picchiato con la bambina, gente che ha fatto 600 km costretta a tornare a casa”, scrive un altro utente su Twitter.

 

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