Mentre i candidati al congresso fanno a gara nel tenersi lontani da ogni possibile ritorno a una ‘cosa rossa’, l’unico rosso del Pd rimane quello dei conti. A ricordarlo a chi è in lizza per guidare il partito, ci pensano i 174 dipendenti dem in cassa integrazione dal 1 settembre 2017. “Come senz’altro sapete, la crisi del Pd non è solo politica, ma anche finanziaria – scrivono rivolgendosi a Nicola Zingaretti, Maurizio Martina, Roberto Giachetti, Francesco Boccia, Dario Corallo e Maria Saladino – Pensiamo che sia un congresso molto importante per il futuro del partito e non solo”.
Dopo essere stata rinnovata per un anno, la cassa integrazione scade il 31 agosto 2019. “In assenza di significative misure atte ad impedirlo, il licenziamento attende la maggior parte di noi”, dicono senza mezzi termini i sindacati che descrivono la situazione non “solo” come “una questione organizzativa”, ma come una vera e propria “emergenza sociale” e si dicono pronti a “non pensare al passato” per concentrarsi sul futuro. Se la battaglia per il lavoro è prioritaria per i candidati nel Paese, è il ragionamento, a maggior ragione deve esserlo in casa propria: “Riteniamo doveroso che la classe dirigente di un partito che ha fatto della difesa del lavoro e della sua dignità uno dei capisaldi della sua identità e proposta politica, non si sottragga alle proprie responsabilità e sappia compiere ogni sforzo per risolvere positivamente la crisi occupazionale dei propri dipendenti”, è il messaggio recapitato a Zingaretti e compagni. La battaglia, spiegano i lavoratori, può essere comune: “Un partito politico non è una azienda, e i suoi dipendenti sono al tempo stesso militanti, pronti a condividerne vittorie e sconfitte” scrivono, chiedendo di poter esporre proposte concrete e di poter “finalmente svolgere un ruolo attivo nella ricerca di soluzioni condivise”.
Ai lavoratori Pd risponde – per ora – solo Francesco Boccia, che si dice “vicinissimo” alla loro situazione e attacca: “È sbagliato dire che non si deve guardare al passato perché se siamo ridotti così è a causa di errori commessi che non devono più essere ripetuti”. Per Boccia “l’attaccamento al partito va dimostrato in ogni azione politica, anche in questi giorni si vede la differenza tra chi chiede agli italiani di credere ancora nel Pd e di iscriversi online, finanziando così anche il Partito, e chi tende a chiudersi, sopravvivendo grazie ad apparati che, normalmente, strangolano i partiti e fanno perdere posti di lavoro ai dipendenti”.