Oggi la Commissione europea ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea per non aver posto fine alla discriminazione dei docenti stranieri. Ciò è dovuto al fatto che l’Italia non applica adeguatamente la legislazione nazionale che recepisce le norme dell’Ue sulla libera circolazione dei lavoratori, scrive l’Esecutivo Ue. Ai sensi del diritto dell’Ue, i cittadini dell’Ue che esercitano il loro diritto alla libera circolazione non devono essere discriminati a causa della loro nazionalità per quanto riguarda l’accesso all’occupazione e le condizioni di lavoro. La legge italiana fornisce un quadro accettabile per la cosiddetta ricostruzione delle carriere dei lettori stranieri nelle università italiane. Ciò è stato riconosciuto dalla Corte di giustizia dell’Unione europea nella causa C-119/04.
Tuttavia, ad oggi, la maggior parte degli atenei in Italia non ha compiuto i passi necessari per una corretta ricostruzione delle carriere dei Lettori. Ciò include l’adeguamento della retribuzione, dell’anzianità e dei relativi benefici previdenziali a quelli di un ricercatore con contratto a tempo parziale. Comprende anche il diritto agli arretrati a partire dall’inizio del rapporto di lavoro. Di conseguenza, la maggior parte dei docenti stranieri non ha ancora ricevuto il denaro ei benefici a cui ha diritto. La Commissione ha avviato la procedura d’infrazione contro l’Italia nel 2021 e ha dato seguito a un parere motivato nel gennaio 2023. Nonostante la legislazione nazionale e la sentenza della Corte, i docenti stranieri continuano a essere discriminati. Per questo motivo la Commissione deferisce ora l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea.