Giusto il passaggio degli Stati Uniti: una squadra concreta, bene organizzata che ha giocato senza timori reverenziali davanti alla ben più quotata Germania e che in questo Mondiale, una volta di più, ha dimostrato quella che è l’evoluzione del movimento calcistico statunitense che è cresciuto enormemente sia sotto l’aspetto della quantità che della qualità dei suoi iscritti. Il Portogallo esce con le ossa a pezzi da un girone sicuramente durissimo: e non solo perché la concorrenza era forte ma anche perché i lusitani non avevano un vero attaccante di ruolo (per la verità non ce l’hanno da un pezzo) e tutto veniva semplicemente delegato a Cristiano Ronaldo che sarà anche il Pallone d’Oro ma non poteva certo fare la differenza. Le sue condizioni non erano tali da consentire un apporto così importante e significativo. La difesa del Portogallo ha evidenziato i soliti problemi di lentezza e insicurezza.
Quanto all’eliminazione della Russia non mi sorprende: una squadra che fisicamente ha sempre sofferto nei secondi tempi contro qualsiasi avversaria e che ha pagato a carissimo prezzo gli errori che ha commesso. I due gol subiti perseguiteranno il povero Akinfeev, protagonista di una bizzarra papera contro la Corea e di un’uscita a vuoto contro l’Algeria, per il resto della sua carriera. Ma la squadra di Capello in tutta onestà mi è piaciuta solo nella prima mezz’ora di tutt’e tre le partite: poi si sfaldava e forse non solo per una questione di resistenza a stanchezza e temperature.
Gli ottavi ci regalano due squadre africane, sei europee e ben otto americane: l’Asia non sarà rappresentata. L’Europa, lontano da casa, pesa poco: forse mai come in questa edizione…