Si riaprono in Svezia le indagini sull’accusa di stupro nei confronti del fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, risalente al 2010 e per cui la prescrizione scatterà nell’agosto 2020. “Ho deciso di riaprire l’indagine, c’è ancora una probabile causa per sospettare che Assange abbia commesso uno stupro”, ha dichiarato la vice direttrice dalla procura pubblica, Eva-Marie Persson, aggiungendo: “La precedente decisione” del maggio 2017 “di chiudere le indagini non era basata su difficoltà legata alle prove, ma a difficoltà che impedivano le indagini“.
L’australiano, che è rimasto nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra per sette anni per evitare l’estradizione in Svezia, è stato arrestato l’11 aprile dopo che Quito gli ha ritirato la protezione. Un tribunale di Londra lo ha poi condannato a 50 settimane di carcere per aver violato i termini della libertà su cauzione nel 2012. “Ora che ha lasciato l’ambasciata dell’Ecuador, le condizioni nel caso sono cambiate, sono dell’opinione che ci siano di nuovo le condizioni per portare avanti il caso”, ha aggiunto la procuratrice. Il 47enne ha sempre respinto le accuse descrivendole come un pretesto per trasferirlo negli Usa, dove teme di essere processato per aver fatto trapelare milioni di documenti classificati a WikiLeaks.
La riapertura dell’indagine, ha dichiarato il caporedattore di WikiLeaks Kristinn Hranfsson, “darà ad Assange la possibilità di discolparsi”. L’australiano, ha aggiunto Hranfsson, non ha mai voluto sfuggire alla giustizia del Paese nordeuropeo, mentre c’era “una pressione politica considerevole per riaprire l’inchiesta”, dopo il suo arresto l’11 aprile a Londra.