“La nazionalizzazione non mi pare una buona idea. Invece mi chiedo perché il governo debba dare un prestito ponte finalizzato allo spezzatino e alla liquidazione e non utilizzare invece le risorse pubbliche per un progetto di rilancio” ad esempio “coinvolgendo Cassa depositi e prestiti, che potrebbe indirizzare Alitalia verso una acquisizione da parte di una compagnia europea che ne salvaguardi il futuro”. Lo propone Susanna Camusso, segretaria della Cgil, in un’intervista al Corriere della Sera. “Sapevamo che il risultato del referendum era ad altissimo rischio. E l’avevamo detto a tutti e in tutti i modi”, ha spiegato commentando la bocciatura dei lavoratori. Ma, ha precisato, la pre intesa con l’azienda è stata votata “perché, nelle condizioni date, non era possibile ottenere di più. E non volevamo rassegnarci a vedere gli aerei Alitalia a terra e la compagnia in liquidazione. Abbiamo provato a ridarle una prospettiva”.
Adesso “mi pare miope il ragionamento del governo che dice: è un’azienda privata, ha vinto il no, si chiude e buonanotte”. Camusso ricorda che nel 2007 “eravamo contrari ad Air France perché non avrebbe dato una prospettiva di sviluppo ad Alitalia, ma lavorammo per una soluzione migliore: Lufthansa. E non ho mai capito perché il governo non andò avanti su quella strada”. E la leader Cgil ripartirebbe da qui, “se fosse possibile”.
“Se il ministro Calenda – ha spiegato – insiste col dire che il futuro di Alitalia è la liquidazione, non si va da nessuna parte. Se invece si entrasse nella logica di costruire una soluzione di rilancio, le cose cambierebbero. Nella vittoria del no ha pesato la sfiducia verso il management Alitalia. I lavoratori hanno pensato che, come al solito, sarebbero stati loro a pagare e poi si sarebbe tornati al punto di partenza. In presenza, invece, di una prospettiva credibile cambierebbero anche le valutazioni”. Il tutto perché “non possiamo far finta che non ci siano 20 mila posti di lavoro in gioco e il futuro di una compagnia che ha un peso sull’economia italiana”.