‘Povertà, disuguaglianze e fragilità in Italia. Riflessioni per il nuovo Parlamento‘. Ecco il titolo dello studio curato da Eurispes e Universitas Mercatorum sul tema dell’impoverimento “che ha coinvolto e, spesso, travolto, ampie fasce della popolazione, in particolare, del ceto medio: un tema che sarà centrale nel dibattito dei prossimi mesi”, tra lavoro nero, usura e precariato. L’Italia deve fare i conti con “una sempre più iniqua distribuzione che fa sì che i pochi ricchi (l’1%) siano sempre più ricchi e beneficino di buona parte dei dividendi dello sviluppo, mentre la società del 99% resta a guardare”. “Gli ‘esclusi’ dal banchetto del benessere sono negli ultimi anni aumentati, e che i ceti medi hanno visto erodere la loro condizione storicamente più accettabile, frutto dell’evoluzione dei welfare europei del secondo dopoguerra”, si legge in una nota dell’Istituto guidato da Gian Maria Fara.
Ma partiamo dall’economia sommersa. L’Eurispes ha calcolato che nel nostro Paese abbia generato, a partire dal 2007, almeno 549 miliardi di euro all’anno. Un fenomeno che coinvolge tutti i settori, dall’agricoltura ai servizi all’industria, nelle forme del lavoro nero continuativo, del doppio lavoro, del lavoro nero saltuario.
Secondo l’analisi, il 54,5% dell’economia non osservata è rappresentato dal lavoro sommerso, il 28,4% dall’evasione fiscale da parte di aziende e imprese, il 16,9% dalla cosiddetta economia informale. Per quanto riguarda, ancora, la parte più consistente dell’economia non osservata, relativa al flusso di denaro generato dal lavoro sommerso, le stime si attestano a 300 miliardi di euro.
Sono almeno sei milioni, per le stime dell’Istituto, i doppiolavoristi tra i dipendenti e 600mila gli immigrati con regolare permesso di soggiorno che lavorano in nero. Ancora, ai 300 miliardi derivanti dal lavoro sommerso, si devono aggiungere 156 miliardi di euro di sommerso generati dalle imprese italiane.
E non solo. L’Eurispes fa un viaggio anche nell’Italia ‘incravattata’. L’usura – secondo lo studio – è un fenomeno diffuso in tutta Italia, anche se risulta più marcato nel Mezzogiorno, come indica il numero delle denunce presentate all’autorità giudiziaria che, tuttavia, non dà una misura attendibile della reale entità del fenomeno. La diffusione del fenomeno dell’usura costituisce un indicatore di sofferenza delle famiglie e delle imprese italiane e questo business consiste in almeno 81,95 miliardi di euro.
Altri numeri. Nel gennaio 2018 più di un terzo degli intervistati ha ritenuto che la situazione economica italiana sia rimasta stabile rispetto al 2017. Un dato in netta crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: dal 22,2% al 38,9% (+16,7%); e in costante aumento dal 2012, quando si registrò il valore più basso del 3,9%. Nel 2004 la percentuale di chi riteneva che la situazione fosse stabile si attestava al 14,4%. E, a confermare la tendenza positiva dell’ultimo periodo, si registra nel 2018 un aumento del numero di chi ritiene che l’economia italiana sia nettamente o lievemente migliorata: rispettivamente il 3,8% (+1,4% rispetto al 2017) e 12,8% (+1,8% rispetto al 2017). Si tratta del risultato di gran lunga migliore da 14 anni a questa parte. In lento miglioramento anche la situazione dei consumi: benché nel 2017 gli italiani abbiamo continuato a risparmiare su alcune spese rispetto al 2016, la serie storia elaborata da Eurispes dal 2010 al 2017 dimostra, che stiamo lentamente tornando alla situazione di sette anni fa.
“I dati più recenti – ha sottolineato Alberto Baldazzi, curatore dell’indagine – dimostrano che proprio in Italia gli anni della crisi hanno squilibrato, più che in altri Paesi, il quadro della distribuzione della ricchezza e, conseguentemente, ampliato il rischio povertà”.