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Ue non apre procedura per Italia, ma messaggio politico su debito

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Nonostante il debito pubblico resti su livelli allarmanti, l’Italia supera indenne il potenziale scoglio rappresentato dal pacchetto di primavera e dalle raccomandazioni che la Commissione Ue, nell’occasione, rivolge ai Paesi membri. “Non proponiamo di aprire una procedura per debito eccessivo per Italia e Belgio in questa fase”, ha affermato in conferenza stampa a Bruxelles il vicepresidente dell’esecutivo europeo, il lettone Valdis Dombrovskis, confermando quanto già indicato diffuso in mattinata per quanto riguarda i due Stati, a rischio proprio per quanto riguarda l’indebitamento. Riguardo alla situazione del nostro Paese in particolare, la Commissione ha ritenuto che il criterio del debito “dovrebbe essere considerato come attualmente rispettato, in particolare dal momento che l’Italia è stata ampiamente considerata in regola dal braccio preventivo del patto nel 2017”, segnalando però che  lo sforzo di aggiustamento fiscale effettuato nell’anno incorso “appare attualmente inadeguato”.

“Il messaggio politico è chiaro”, ha rimarcato lo stesso Dombrovskis rispondendo alle tante domande a tema poste dai cronisti, “l’Italia deve continuare a ridurre il suo debito, che è il secondo più alto dopo quello della Grecia, rispetto al Pil”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il commissario per gli Affari economici, Pierre Moscovici, che ha parlato del debito come di una “questione importante per il futuro dell’Italia, innanzitutto per i cittadini italiani”, rispetto alla quale “bisogna trovare una risposta credibile”. Compito, va da sé, che spetterà al nuovo esecutivo in corso di formazione proprio in queste ore. “Lavoreremo in modo naturale e spontaneo con il nuovo governo”, ha precisato in merito Moscovici,  spiegando che la Commissione deve “attendere la fine del processo di designazione di un governo che si basa sulla maggioranza parlamentare” e “non può e non deve esprimere commenti rispetto ad annunci”. L’esecutivo Ue “si esprimerà poi su bilancio e su leggi”, ha infine sottolineato il politico francese, auspicando una “collaborazione basata sul dialogo e sulla comprensione reciproca”.

La mancata apertura di una procedura, ad ogni modo, non significa che l’Italia non abbia altri compiti da fare da qui al prossimo controllo in sede europea. La Commissione rivaluterà infatti la conformità rispetto al criterio del debito sulla base dei dati ex-post forniti per il 2018, con i risultati che saranno resi noti nella primavera del 2019. E proprio per l’anno che verrà al Paese è richiesto un “aggiustamento strutturale” pari allo 0,6% del Pil. Gli altri appunti avanzati da Bruxelles a Roma riguardano poi la spesa per le pensioni, salita fino al 15% del Pil potenziale e tra le più alte dell’Unione, rispetto alla quale il suggerimento è quello di intervenire “sui diritti pensionistici più elevati” non coperti da contributi. Ma anche il lavoro nero, la lunghezza dei processi, la corruzione, l’elevato tasso di disoccupazione giovanile e il peso del sistema fiscale su capitale e lavoro.

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