È un nuovo corso quello in atto in Arabia Saudita. Il ‘new deal’ fatto di riforme sociali avviato dal principe ereditario Mohammed Bin Salman non si arresta e passa anche attraverso la riapertura dei cinema. La prima sala cinematografica del regno sarà inaugurata infatti il 18 aprile a Riad, dopo 35 anni dalla loro chiusura. Ieri è arrivato l’annuncio tanto atteso: le autorità saudite hanno trovato un’intesa con Amc Entertainment Holdings per aprire 40 sale in 15 città nei prossimi cinque anni. Il piano del governo è di arrivare a 350 cinema con 2.500 schermi entro il 2030, per una previsione di incassi di circa un miliardo di dollari.
In realtà, la svolta era già stata annunciata a dicembre scorso quando l’Authority saudita del settore, la Commissione generale per i media audiovisivi, aveva iniziato le procedure per le autorizzazioni dei cinema nel regno. La decisione fa parte di un processo di modernizzazione avviato dal principe Salman, che sembra intenzionato a invertire il carattere ultraconservatore del mondo saudita con una serie di riforme che prevedono significative aperture sociali.
Dopo aver messo le briglie alla temibile ‘hisba‘ (la polizia religiosa), dopo aver fatto cadere il tabù delle donne alla guida (che entrerà in vigore l’anno prossimo), dopo aver permesso al pubblico di sesso femminile di accedere agli stadi, ora il nuovo corso Mbs (come è soprannominato il principe) passa anche attraverso l’intrattenimento.
I cinema vennero chiusi in Arabia Saudita negli anni Ottanta sulla scia del conservatorismo islamico di quegli anni. Ora, come annunciato dal ministero dell’Informazione saudita, la nuova sala verrà edificata nel King Abdullah Financial District: avrà cinquecento posti a sedere e bagni in marmo. La struttura subirà una ristrutturazione quest’estate per aggiungere altri tre schermi. E, soprattutto, non sarà prevista la segregazione di genere: potranno quindi accedervi sia uomini sia donne.
Riaprendo le sale cinematografiche il governo mira inoltre a promuovere l’intrattenimento come parte di un vasto piano di riforme per un’era post-petrolio, nonostante l’opposizione dei settori più conservatori che ritengono questa forma di arte volgare e peccaminosa. Su questa ondata, già a febbraio l’Autorità per l’intrattenimento generale dell’Arabia Saudita (Gea) aveva annunciato di voler ospitare oltre 5.000 festival e concerti nel solo 2018, il doppio rispetto all’anno precedente, con un investimento nel settore di 64 miliardi di dollari nel prossimo decennio. Da tempo, poi, le aziende cinematografiche e teatrali internazionali guardano al regno come l’ultimo mercato di massa ancora non sfruttato nel Medioriente con oltre 30 milioni di persone, la maggior parte delle quali ha meno di 25 anni.
“La riapertura dei cinema – ha dichiarato il ministro della Cultura e dell’Informazione Awwad Alawwad – aiuterà a far crescere l’economia locale incrementando la spesa delle famiglie nell’intrattenimento mentre tutto ciò aiuterà nella creazione di posti di lavoro nel regno”.