Il re degli impianti eolici in Italia, Vito Nicastri, è stato arrestato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Avrebbe finanziato la latitanza del padrino di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro, ricercato dal 1993.
All’alba è scattato il blitz con 100 uomini, tra carabinieri del comando provinciale di Trapani e della Direzione investigativa antimafia ha portato in carcere 12 persone. Ordinanze emesse dal gip presso il Tribunale di Palermo, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della locale Procura della Repubblica, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e favoreggiamento nonché fittizia intestazione di beni tutti reati aggravati dalle modalità mafiose.
L’operazione è la conclusione di un’articolata attività investigativa, avviata nell’aprile del 2014 sotto il coordinamento della DDA di Palermo, che ha consentito di cristallizzare una serie di condotte criminose di esponenti delle famiglie mafiose di Vita e Salemi, ritenuti possibili di aver favorito il latitante Denaro.
Gli arrestati, servendosi anche di professionisti nell’ambito di consulenze agricole e immobiliari, sono riusciti, attraverso società riconducibili all’organizzazione mafiosa ma fittiziamente intestate a terzi, a realizzare notevoli investimenti in colture innovative per la produzione di legname nonché in attività di ristorazione. L’attività d’indagine svolta dagli inquirenti ha consentito di accertare che parte del denaro derivante dagli investimenti sarebbe stata destinata, dai vertici di Cosa Nostra trapanese, al mantenimento del latitante Matteo Messina Denaro.
Sono stati sequestrati tre complessi aziendali intestati a terzi ma ritenute strumento per il perseguimento dei fini economici dell’organizzazione criminale.