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Bayer-Monsanto, rivoluzione nell’agrochimica. Al via ‘nozze col diavolo’

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Dopo più di due anni di trattative è arrivato un giorno storico per l’agricoltura e l’agrochimica globale. Oggi la tedesca Bayer acquisisce il controllo di Monsanto, il celebre marchio americano di Ogm e pesticidi nemico giurato degli ambientalisti. Il gruppo tedesco, diventandone azionista unico, assorbe la società Usa con una operazione da 63 miliardi di dollari, debito incluso, e crea una realtà da 115mila dipendenti e 45 miliardi di euro di fatturato annuo, di cui 19,7 miliardi concentrati nel solo business dei prodotti agrochimici. Ma soprattutto Bayer dà vita ad uno tra i tre maggiori gruppi al mondo nel campo delle sementi e dei fertilizzanti agricoli.

Come sintetizzato dal quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung, il gruppo ha un “elevato rischio reputazionale” ma “enormi opportunità di mercato”. Bayer ha cercato di dissipare le polemiche legate all’acquisizione di una società spesso al centro di duri scontri con gli ambientalisti cancellando il nome di Monsanto dai suoi prodotti. Ma i prodotti Monsanto contenenti glifosato, come il celebre erbicida Round up, rimarranno presenti nei marchi Dekalb e De Ruiter. L’Ong ‘Amici della terra’ che ha ribattezzato la fusione Bayer-Monsanto “il matrimonio del diavolo” ha avvertito che con o senza l’etichetta Monsanto, continuerà a tenere alta la guardia. “Ascolteremo quelli che ci criticano e lavoreremo insieme”, ma “il progresso non deve essere fermato a causa di un rafforzamento dei fronti ideologici”, ha dichiarato Werner Baumann, amministratore delegato del gruppo tedesco.

Quest’operazione, la più grande realizzata da una società tedesca all’estero, è stata particolarmente costosa per Bayer. Oltre alla cifra corrisposta per l’acquisizione, il gruppo ha dovuto cedere ai concorrenti di Basf una parte delle proprie attività agrochimiche per soddisfare le richieste di numerose autorità della concorrenza. Le attività vendute hanno generato 2,2 miliardi di euro di vendite nel 2017, consentendo a Bayer di incassare un prezzo aggregato di 7,6 miliardi. Secondo le condizioni antitrust poste dal dipartimento di Giustizia Usa, l’integrazione di Monsanto in Bayer potrà avvenire non appena le cessioni ai concorrenti di Basf saranno state completate.

Tornando agli oneri finanziari, il gruppo tedesco si è assicurato un finanziamento ponte iniziale da 57 miliardi di euro a servizio dell’operazione e farà ricorso al sostegno dei soci. Bayer ha infatti annunciato lo scorso 3 marzo un aumento di capitale da 6 miliardi di euro – con 75 milioni di azioni di nuova emissione a 81 euro l’una e un periodo di offerta tra il 6 e il 19 giugno – a sostegno dell’operazione, oltre che la vendita di nuove obbligazioni fino ad aumentarne a 20 miliardi il valore in circolazione. Monsanto si porta dietro, infatti, circa 25,6 miliardi di euro di debito. Lo sforzo finanziario di Bayer non è sfuggito all’agenzia di rating Standard & Poor’s che ha abbassato il giudizio sul gruppo di Lervekusen da ‘A-‘ a ‘BBB’.

Il capitolo Monsanto è solo l’ultimo all’interno di un processo di radicale trasformazione che la multinazionale di Leverkusen ha intrapreso ormai da diversi anni. A poco a poco, infatti, la società si è allontanata dalla sua iniziale vocazione farmaceutica, comunque molto sviluppata, per concentrarsi sull’agricoltura. Nell’annunciare nel 2016 la fusione con Monsanto, Bayer ha spiegato di puntare sull’agricoltura intensiva, dal momento che il pianeta dovrà sfamare le bocche di circa dieci miliardi di abitanti nel 2050, senza che le terre coltivabili possano essere estese delle stesse proporzioni.

Lo scenario tracciato da quest’ultima acquisizione è quello di un mercato controllato per oltre il 60% da tre conglomerati: la statunitense DowDupont, ChemChina-Syngenta e Bayer. Dopo la fusione di Dow e Dupont e l’acquisizione di Swiss Syngenta da parte di ChemChina, la concentrazione di questi tre grandi gruppi potrebbe portare a una maggiore pressione sui prezzi di vendita agli agricoltori. Secondo la fondazione Heinrich Boell, vicina ai Verdi tedeschi, Bayer e i suoi due concorrenti dovrebbero infatti “dettare prodotti, prezzi e standard di qualità”.

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