Utilizzare i beni confiscati alle mafie e alla criminalità organizzata per poter fornire un alloggio ai rifugiati senza un tetto. Questa sarebbe uno delle ipotesi allo studio del Viminale che domani ha convocato un tavolo tecnico per affrontare la questione degli sgomberi e dei migranti.
Il vertice arriva a pochi giorni dai fatti di piazza Indipendenza, dove centinaia di eritrei ed etiopi sono stati cacciati dal palazzo di via Curtatone che occupavano da anni, e ora sono per strada senza alternative.
Per il ministero degli Interni un punto resta fermo: i prossimi sgomberi verranno effettuati con una necessaria ricollocazione dei migranti. Non è ancora deciso, invece, quando la circolare Minniti, che deve ancora essere messa a punto, verrà emanata. Rimane comunque in piedi l’impianto che coinvolge direttamente i prefetti. Stando a quanto si apprende i prefetti verranno ‘invitati’ a liberare le strutture sottoposte a sequestro solo solo dopo aver trovato luoghi di accoglienza alternativi.
Verrà poi confermato che l’impiego della forza pubblica va definito “secondo criteri di priorità che, ferma restando la tutela dei nuclei familiari in situazioni di disagio economico e sociale – si legge sempre nel testo – tengono conto della situazione dell’ordine e della sicurezza pubblica negli ambiti territoriali interessati, dei possibili rischi per l’incolumità e la salute pubblica, dei diritti dei soggetti proprietari degli immobili, nonché dei livelli assistenziali che devono essere in ogni caso garantiti agli aventi diritto dalle regioni e dagli enti locali”.
Non mancano le polemiche politiche. Primo fra tutti Roberto Calderoli. “Si farebbe passare un messaggio sbagliato e tutti sarebbero autorizzati a occupare abusivamente, tanto poi o non verrebbero sgomberati oppure verrebbero collocati altrove. No, non funziona così: chi occupa va sgomberato, con le buone o con le cattive, e poi deve andarsene altrove. Punto”, tuona il vicepresidente del Senato e responsabile Organizzazione e Territorio della Lega Nord.